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Rising Sounds: Daniele Isola, samurai milanese del cantautorato italiano

Rising Sounds è la rubrica di SLQS dedicata agli artisti emergenti!

Daniele Isola è un cantautore milanese che circa sei anni fa pubblicò il suo primo singolo. Oggi lavora al suo terzo album e da poco è uscito il videoclip del suo ultimo singolo, Samurai.

Ci siamo incontrati (senza mascherina, ma su Skype) e abbiamo chiacchierato un po’. Ecco a voi la nuova fiammante intervista di Smells Like Queen Spirit per la rubrica Rising Sounds.

Ciao Daniele. Come stai e come hai vissuto questo periodo un po’ strano?

Bene, dai. Per ora! (Ride) In realtà, a parte un primo momento in cui sono rimasto in casa per forza di cose, ho ripreso a lavorare in studio, così dopo qualche settimana ho più o meno ripreso un ritmo abbastanza normale. Ovviamente, le dinamiche in casa sono cambiate, ti ritrovi chiuso dentro anche durante il tempo libero. Io vivo a Milano, e mi piace molto questa città, ma quando non hai più tutto quello che Milano ti offre rimane poco, e quindi ti ritrovi a vivere in un contesto, quello di casa tua, che neppure offre granché. Anche perché magari non molti a Milano hanno un terrazzo grande o comunque spazi giganti in casa in cui poter vivere. Mi sono trovato a fare delle valutazioni su come e dove vivere, rispetto a quello che potrà succedere da qui in avanti, che è abbastanza un’incognita.

Si potrebbe dire, quindi, che questa quarantena ti ha portato a fare una rivalutazione del passato e del futuro?

Sì, assolutamente sì.

Parliamo un po’ di te: com’è nato il desiderio di cantare e scrivere pezzi tuoi?

Beh, in realtà da subito! Da piccolo, quando ho iniziato a mettere le mani su pianoforte e chitarra, in maniera molto ingenua, mi veniva da riprodurre delle cose mie piuttosto che le proposte degli insegnanti. E quindi anche da bambino mi piaceva trasferire le mie emozioni e quello che pensavo in musica, e questa cosa poi nel tempo ha preso una sua forma di espressione che continuo a portare avanti.

Quindi si può dire che il tuo sia stato un percorso molto naturale.

Sì, a molti magari viene naturale riprodurre canzoni degli altri, anche in maniera fedele, e la riproduzione diventa il loro percorso. Invece per me era diverso, mi veniva più naturale scrivere qualcosa di mio.

Chi sono i tuoi artisti di riferimento, sia italiani che internazionali?

Essendo il mio percorso abbastanza lungo, gli artisti di riferimento negli anni sono cambiati. Per fare dei nomi nell’ambito italiano, sicuramente Vasco Rossi, Battisti, Daniele Silvestri, Bersani, Cremonini. Ma in realtà cerco sempre di ascoltare tante cose diverse, sono completamente fan di tutto quello che fa Mike Patton! Uno degli ultimi concerti che ho visto è stato proprio il suo. Al di là dei riferimenti che magari si rispecchiano di più nel genere che poi faccio, credo e spero che tutta la curiosità che ho nell’ascoltare cose diverse in qualche modo si rifletta anche nella mia musica.

Oltre ad avere un grande panorama di artisti di riferimento, quindi, ci sono anche diversi generi musicali a cui ti ispiri?

Sì, e questa era ed è tuttora una mia difficoltà. A me piace che il brano prenda un suo percorso indipendentemente dal genere. E questo confonde l’ascoltatore che invece, magari, ha bisogno di un’identità più precisa. Quindi lavoro anche per evitare di essere troppo dispersivo. Anche se a me piacerebbe poter sperimentare e fare cose diverse, mi rendo conto che non è sempre semplice da parte di chi ascolta seguirti in un percorso troppo vario.

Ti dirò, trovo che sia molto bello e molto interessante lasciare spazio alla creatività.

Certo, però sono cose che devi anche conquistarti nel tempo. Prima ho parlato di Cremonini, ma per esempio anche Jovanotti, sono nomi del panorama italiano che possono permettersi di fare un pezzo molto classico, da pianoforte e voce, ed arrivare ad uno elettronico che fa ballare, tuttavia hanno costruito una credibilità che gli ha consentito di avere al seguito un pubblico disposto a stargli dietro in questi loro salti.

È comunque molto bella da parte tua questa volontà di conciliare l’attenzione degli ascoltatori con la tua identità di artista. Non è molto semplice, ma è importante che ci sia anche questo venirsi incontro.

Così come poi è bello anche sperimentare, fare cose diverse.

 Ho alcune cose da chiederti riguardo alla tua musica. Da Eremita, il tuo primo singolo uscito sei anni fa, all’ultimo, Samurai, quant’è cambiato Daniele Isola-cantautore?

È uscito un bel po’ di tempo fa! (Ride) Cos’era, il 2013? Come cantautore sono cambiato abbastanza. Diciamo che Eremita è stato il primo passo di una mia proposta al pubblico cercando di strutturare un progetto. È stato proprio il primo seme, l’inizio. Non avevo ben chiaro dove mi avrebbe portato tutto questo, ma soprattutto mi ci è voluto del tempo. Nel 2013 ho preso coscienza del fatto che volevo costruire un progetto. Anche Samurai, a modo suo, è una ripartenza. Eremita e Samurai sono legate, in qualche modo. Tra l’altro, non ci avevo pensato, ma si potrebbe fare un parallelo tra le figure dell’eremita e del samurai, che hanno aspetti simili, perlomeno nella proposta. Ora mi è un po’ più chiaro dove sto andando, anche se poi ogni volta che scrivo o produco, quello che mi aiuta è l’esperienza fatta, ma le idee chiare e la precisione della direzione finale non ci sono mai.

È stato facile trovare spazio nel mercato discografico italiano? Com’è stato il tuo percorso?

Innanzitutto, bisognerebbe vedere se esiste ancora un mercato discografico italiano!

Bella risposta.

Partiamo dal presupposto che di musica ce n’è tantissima e la gente ha bisogno di musica. Chiaramente, quindi, un mercato a cui rivolgersi c’è. Però, parlando di mercato discografico nello specifico, di dischi di repertorio ormai se ne fanno pochi. Anche i pezzi che funzionano non sono tanti, almeno quelli che vanno avanti negli anni. Si può parlare più di cose stagionali, e passata la stagione arriva il pezzo nuovo e va avanti così. Per cui io faccio tendenzialmente quello che più mi rappresenta, e che esprima le mie emozioni, senza pensare troppo allo spazio che posso ricavare nel mercato. Nel tempo, ho avuto la fortuna di trovare un’etichetta che per ben due dischi mi ha seguito e mi sta seguendo, e mi aiuta molto, però ecco, le cose che funzionano secondo me non pensano mai troppo al mercato a cui si rivolgono. Le cose più importanti sono il progetto ed il lavoro che ci sono dietro. Per fare un esempio, una delle ultime cose che ha funzionato tantissimo in questi anni è stata la produzione di Calcutta. Chi prima di lui avrebbe mai pensato ad una riuscita così grande di un progetto simile?

Verissimo! Abbiamo già parlato di Eremita e Samurai, ma tra i tuoi pezzi, tutti, ce n’è qualcuno che preferisci, o li ami tutti allo stesso modo?

Sono tutti figli della stessa mamma, ma sicuramente c’è un pezzo del mio primo disco che s’intitola Vertigine, che è ancora il pezzo con cui chiudiamo sempre i live. È una canzone che piace di più quando la suono nella versione chitarra e voce, ma nella mia testa suona sempre come quella prima registrazione del primo disco, più energica. Quella versione è piaciuta anche di meno, non è stata nemmeno un singolo, non ha avuto una sua vetrina, per così dire, ma è sicuramente un pezzo a cui sono molto legato.

È questo un momento storico nel quale si parla molto dell’inclusione e dell’accettazione di corpi diversi dal canone standard nelle arti visive. La mia domanda è: definiresti anche la scelta di presentare diversi tipi di fisicità femminile nel videoclip di Samurai come espressione di un messaggio bodypositive?

Sì. La scelta di questo videoclip è stata proprio quella di usare tre personaggi che a modo loro fanno un parallelo, dal mio punto di vista, col samurai per l’espressione della forza. La scelta è stata cercata, e molto in linea coi tempi che stiamo vivendo.

Hai mai portato la tua musica fuori dai confini nazionali?

Non c’è mai stata occasione, ma sicuramente è una delle cose che mi piacerebbe fare. Spero che in futuro possa capitare!

 C’è qualche città in particolare in cui ti piacerebbe suonare?

Me ne vengono in mente talmente tante che mi trovo costretto a risponderti di no! (Ride) Cantando in italiano magari ti ritrovi a rivolgerti per lo più agli italiani all’estero, ma in generale suonare all’estero indica anche confronti con realtà diverse. Quindi sarebbe molto stimolante.

Di tutta la storia, del tuo percorso, c’è qualcosa che rifaresti, o che non rifaresti?

Dei passi falsi, probabilmente, li avrò commessi, ma fanno tutti parte di un percorso e di dinamiche che mi hanno portato ad un risultato di cui sono contento. Non ho dei crucci su cui mi trovo a rimuginare (Ridiamo entrambi). Per quanto riguarda cose che mi piacerebbe ripetere, ci sono state esperienze live, sul palco, piene di emozioni così belle che vorrei poterle rivivere in futuro durante situazioni simili.

Quali sono i tuoi sogni nel cassetto?

Cercare di riuscire ad avere sempre del tempo per dare sfogo alla mia passione, alle esigenze che ho quando faccio musica. Ma prima di ogni cosa, tornare a suonare dal vivo. Un sogno nel cassetto collettivo. È sicuramente una cosa che mi manca molto.

Hai già dei progetti futuri?

Ho del materiale da cui abbiamo preso Samurai e il prossimo singolo che uscirà a breve, e vorrei aggiungerne altro a cui dare la forma di un disco. Sarà il lavoro dei prossimi mesi, è abbastanza pianificato per quanto possibile. Conto di arrivare all’autunno con la maggior parte del lavoro fatto.

Beh, che dire! In autunno allora ci risentiremo per parlare del nuovo disco?

Volentieri, volentieri. (Ridiamo)

L’intervista è finita! Vuoi dire qualcosa ai tuoi futuri lettori ed ascoltatori?

La caccia ai followers è sempre aperta! (Ridiamo entrambi) Se avete voglia di cercarmi, su Spotify o altro, vi aspetto a braccia aperte!

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20 anni di tormentoni estivi: 2011/2015

Rieccoci con il nostro consueto appuntamento dei venerdì estivi, quello con la storia dei tormentoni che hanno accompagnato le estati italiane. Dopo il viaggio dal 2000 al 2005 e quello dal 2006 al 2010, oggi è la volta del periodo 2011 – 2015. Si tratta di anni cruciali per la trasformazione digitale. L’ascesa degli Youtubers è ormai inarrestabile, si fa strada tra gli job titles anche quello di influencer (supportata dalla crescente importanza del social network fotografico Instagram), gli smartphones diventano ufficialmente un’estensione del nostro braccio. La trasformazione digitale coinvolge anche il mondo della musica: siamo ufficialmente nell’era dello streaming e il carburante di questi cambiamenti sono colossi della tech come lo svedese Spotify. Ma quali erano i pezzi che d’estate riempivano le nostre playlist preferite? Scopriamolo insieme!

✦ 2011
Impressionante il numero di hit sfornate quell’estate, molte frutto di collaborazioni. Adam Levine e Christina Aguilera ci entusiasmano con Moves Like Jagger, Pitbull e Jennifer Lopez rispondono con On The Floor, remix a sua volta di un altro tormentone, la Lambada. Jovanotti e Michael Franti fanno il botto con Sound of Sunshine, mentre di nuovo Pitbull, stavolta insieme a Ne-Yo, domina in radio con Give Me Everything. Regine dei party sono Danza Kuduro di Don Omar e Lucenzo e ovviamente Party Rock Anthem di LMFAO. Direttamente dal Brasile arrivano Michel Telò con Ai Se Eu Te Pego e Maria Gadu con la delicata Shimbalaie, dalla Romania invece arriva Alexandra Stan con Mr. Saxobeat. Shakira appare Rabiosa e Rihanna si cala perfettamente nei panni di un’assassina in Man Down. Top tormentone: ovviamente The Lazy Song di Bruno Mars. Più che un brano, uno stato d’animo.

✦ 2012
Il fascino delle canzoni brasiliane colpisce ancora. Stavolta l’Italia canta Tchê tcherere tchê tchê insieme a Gustavo Lima in Balada. Nei villaggi vacanze si ballano Ma Chérie di Dj Antoine e i vari remix del brano (tremendo) del Pulcino Pio. Payphone dei Maroon 5 in collaborazione con Wiz Khalifa e Summer Paradise dei Simple Plan insieme a Sean Paul faranno da colonna sonora ai tanti amori nati nella bella stagione. Ricordiamo anche la maliziosa Whistle di Flo Rida e la bellissima Somebody That I Used To Know di Gotye. Endless Summer di Oceana fa da sigla agli Europei di calcio e la cantiamo sperando settembre arrivi il più tardi possibile. Top tormentone? L’irresistibile Call Me Maybe di Carly Rae Jepsen.

✦ 2013
Un’estate piena di successi italiani quella del 2013. Romantica per Max Pezzali con L’Universo Tranne Noi, spensierata per Emma Marrone con Dimentico Tutto e divertente per Levante con Alfonso. Tra le più ballate, Applause di Lady Gaga, Burn di Ellie Goulding e Get Lucky dei Daft Punk. Katy Perry ci sprona a fare di meglio con Roar e gli Icona Pop insieme a Charlie XCX urlano al mondo che, anche se tutto va male, I don’t care, I Love It. In rotazione perenne Blurred Lines di Robin Thicke, I’m in Love di Olà e Just Give Me a Reason di P!nk. Ritorna anche David Guetta, che insieme a Ne-Yo e Akon dà vita al brano dance Play Hard. Top tormentone: Wake Me Up di Avicii, un brano che parla di gioventù, di errori e di speranza.

✦ 2014
E’ un’estate all’insegna dei good vibes grazie alla contagiosa Happy di Pharrel Williams. L’olandese Mr. Probz canta le onde del mare in Waves e il cielo estivo diventa A Sky Full Of Stars grazie ai Coldplay. Calvin Harris sceglie di chiamare la sua hit semplicemente Summer e Nico & Vinz si chiedono Am I wrong? Sia è da brividi in Chandelier e Katy Perry è a dir poco ipnotica, vestita da Cleopatra, nel video di Dark Horse. In Italia dominano le radio Cesare Cremonini con la splendida Logico e il sempre romantico Francesco Renga con Vivendo Adesso. Sam Smith implora Stay With Me, mentre il talento di Stromae, che canta Tous le Memes, ci lascia ancora una volta a bocca aperta. Top tormentone: Bailando di Enrique Iglesias. C’è chi ammette di averla ballata almeno una volta e c’è chi mente.

✦ 2015
L’estate del 2015 habla decisamente español. Andiamo tutti pazzi per El Mismo Sol di Alvaro Soler e El Perdón di Enrique Iglesias e Nicky Jam. Tra gli artisti italiani, J Ax pubblica l’orecchiabile Maria Salvador insieme a Il Cile, Cesare Cremonini ritorna con Buon Viaggio (Share the Love) e Everytime dei campani The Kolors è ovunque tra radio e spot pubblicitari. Menzione speciale per Jovanotti e la sua L’estate Addosso. In discoteca si danza a ritmo di Lean On dei Major Lazer e Dj Snake, ma anche di Want To Want Me di Jason Derulo. Super catchy Cheerleader di Omi e Worth It delle sensualissime Fifth Harmony. Top tormentone: Roma-Bankok, la tratta più famosa dell’estate, frutto dell’inaspettata e azzeccatissima collaborazione tra Giusy Ferreri e Baby K.

Cosa ve ne pare di questi brani? Ce ne sono altri che secondo voi avremmo dovuto includere nella nostra carrellata? Fatecelo sapere! Smells Like Queen Spirit vi dà appuntamento a venerdì prossimo per riascoltare i tormentoni estivi degli ultimi cinque anni.

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