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Rising Sounds: Emisferi, due metà in contatto.

Rising Sounds è la rubrica di SLQS dedicata agli artisti emergenti!

India e Josef, cantante lei, chitarrista lui, si incontrano da studenti di conservatorio. Un giorno, così, per gioco, suonano insieme e da quel momento si accende la scintilla che porterà alla fondazione di Emisferi, duo campano dallo stile caleidoscopico a tinte sperimentali.

Noi di Smells Like Queen Spirit li abbiamo intervistati, ed ecco a voi cosa ci siamo detti durante la nostra chiacchierata, rigorosamente avvenuta online (restate a casa!).

India e Josef, prima di tutto, vi va di raccontarci come mai avete scelto “Emisferi” come nome del vostro duo?

Abbiamo scelto la parola “emisferi” proprio per il suo significato. Ogni emisfero è una metà, e noi ci riconosciamo molto in questa definizione. Ci rappresenta appieno come poli opposti ma compatibili, due facce della stessa medaglia. Due mondi diversi nella stessa realtà.

Com’è nato il vostro progetto, e come avete scelto su quale genere concentrarvi?

A dire la verità, adesso siamo in una fase di cambiamento per quanto riguarda il genere. Non riusciamo a trovare una definizione esatta. Il nostro primo EP, Emisferi, aveva sicuramente un’impronta neo-soul, chill, ma adesso stiamo lavorando ad un secondo EP, ritrovandoci in una direzione decisamente più mirata al pop-contemporaneo.

Il nostro progetto è nato per puro caso. (India) Io volevo soprattutto scrivere dei brani miei e Josef, amante della composizione musicale, si è subito interessato all’idea. Non avevamo in mente in un vero obiettivo all’inizio, ma poi qualcosa è cambiato.

(Josef) Ci siamo conosciuti in conservatorio, e all’inizio non ci conoscevamo nemmeno così bene, ovviamente. Poi, col tempo, abbiamo capito di avere moltissimo in comune ed entrambi abbiamo pensato di poter esprimere attraverso la nostra musica qualcosa del nostro mondo interiore. È nato tutto un po’ per gioco, ma poi ci siamo ritrovati a credere nel nostro progetto. Anche grazie alle persone che ci hanno circondato e supportato, per dirne una, Pasquale Cristiano, che collabora con noi e ci dà una grandissima mano.

I vostri testi sono tutti scritti in italiano. Questa scelta è stata dettata da qualche ragione in particolare?

(India) Io amo scrivere testi in italiano, per una questione di naturalezza. In alcuni progetti del passato ho scritto dei testi in inglese, e col tempo mi sono resa conto che attraverso la mia lingua madre riesco a comunicare molto più facilmente. L’italiano è più viscerale, mi permette di sentirmi più a mio agio. Ho iniziato prima con piccole poesie, che sono diventate piccoli testi, ho fatto dei lavori di scrematura, concentrandomi sempre più ed esercitandomi su alcune basi. Josef è sempre stato d’accordo con questa scelta.

Parliamo dei vostri brani. Ci raccontate come nasce un vostro pezzo?

(Josef) Siamo stati fortunati, abbiamo avuto fin dal primo momento una grande intesa. A volte lei mi manda delle linee scritte al piano, o delle idee cantare, e mi dice “Facci sopra qualcosa”. Altre volte, invece, le idee partono da me. Siamo complementari in questo senso, coesi. Entrambi siamo curiosi, abbiamo voglia di sperimentare, e avendo esperienze di vita in comune che ci hanno unito, dare vita ai brani esprimendo quello che entrambi vogliamo diventa più facile.

Tra di noi è tutto molto spontaneo, non c’è rivalità, e questo facilita la nostra scrittura, nessuno si sente in soggezione e così è più facile anche lavorare alle idee più scarne.

Non bisognerebbe mai avere preconcetti o pregiudizi, ma mantenere una visione della musica a 360°, complessiva, totale che ti aiuta a trarre il meglio da tutto.

Quanto è difficile, secondo voi, portare avanti un progetto emergente nell’attuale mercato musicale italiano?

È una domanda tosta. Diciamo che molto dipende anche dall’accessibilità di quello che si suona.

E per quanto riguarda il vostro progetto, pensate sia accessibile ad un pubblico più ampio?

Forse la nuova direzione che abbiamo preso rientra in questa dimensione. Ad essere sinceri, in un primo momento, i nostri brani potevano sembrare più “di nicchia”, se così vogliamo dire. Ora, però, sperimentando il passato abbiamo riscritto il presente. Siamo riusciti a rivisitare noi stessi e la nostra musica, mettendoci dentro tutta la nostra realtà.

Entrambi avete anche dei progetti singoli, indipendenti da Emisferi. Riuscite a bilanciare l’attenzione dedicata alle varie produzioni?

(Entrambi sorridono) Emisferi per ora è la nostra priorità, ma non dimentichiamo il resto. Bilanciare le cose è possibile, anche quando queste non riguardano strettamente la musica, come la dizione o il teatro, tuttavia riusciamo a gestire bene tutto, soprattutto quando si trovano dei collegamenti tra le diverse attività.

Adesso vi chiediamo una cosa un po’ diversa, per salutarci. Ci dite i nomi di tre artisti che vi hanno ispirato per questo vostro progetto?

(Josef) Venerus, è uno dei migliori in Italia nel suo genere. Sicuramente anche Tom Misch. E Calvin Harris, per quanto riguarda la sfera del pop-elettronico.

(India) Erykah Badu, che mi ha fatto appassionare alla musica in generale, e al soul in particolare. Per quanto riguarda la scrittura, Levante. E Dua Lipa, che seguo con molto interesse anche per l’approccio con il mondo dei social.

Trovate Emisferi anche su Instagram, Youtube e Spotify!

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