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Rising Sounds: 1997 di BKM, e gridare per strada che siamo ancora fottutamente vivi

L’8 luglio, a mezzanotte in punto, è stato pubblicato 1997, il primo album di BKM, artista calabrese e itinerante. Oggi ne parliamo su Rising Sounds, la nostra rubrica dedicata alla musica emergente.

Qualcuno ci ha insegnato che a un certo punto tutti, nessuno escluso, capitoleremo. Che la “vita vera” avrà la meglio e che prima o dopo smetteremo di credere in noi e quello che possiamo diventare, e non penseremo più che possiamo fare la differenza, che possiamo essere la differenza.

Ma a dirla tutta credo sia proprio arrivato il momento di smettere con l’accettazione acritica di questo dogma. Noi possiamo ancora essere quello che vogliamo, possiamo risorgere dal male che ci tiene schiacciati a terra, dalle cose più forti di noi. Non possiamo controllarle, no? E allora che senso ha lasciare che dominino ogni aspetto della nostra vita? Perché non liberarci anche da quello che ci hanno imposto?

Cambiare rotta, cambiare punto di vista, cambiare approccio. È questo che emerge dal primo album di BKM, 1997. Non dimenticare chi siamo mentre il mondo ci schiaccia.

Io ho conosciuto BKM nell’autunno del 2019, quando abbiamo lavorato insieme per Italian Radio a Utrecht. Lo chiamerò col suo nome da profano, Bruno, e vi dirò che nei mesi trascorsi nella sala congressi del magazine che occuperà sempre una parte importantissima del mio cuore, non sono mai mancate idee, risate. E soprattutto, passione per la musica, per le novità, per le sperimentazioni artistiche. L’uscita di questo album meno di tre anni dopo, che è così ricco, così pieno, con l’emozione che dirompe come un fiume che rompe gli argini, mi tocca profondamente. Perché è un sogno che prende corpo. Perché dedicarsi a un progetto emergente non è mai facile – e io lo so – e quello che colpisce è la dedizione, la caparbietà, la forza di essere arrivati a questo punto. Non un traguardo, ma un trampolino di lancio.

1997 è un manifesto generazionale ma parlarne in questi termini sarebbe riduttivo. Il suo messaggio, che colpisce a ogni latitudine, soprattutto colpisce noi che siamo nati negli anni ’90, che siamo figli del Sud e che amiamo e odiamo le nostre origini, che ci sentiamo soffocare nelle nostre piccole realtà e che abbiamo bisogno di evadere, che vogliamo solo sentirci dire che va tutto bene, che abbiamo il diritto negato del comfort, della sicurezza, e per questo vorremmo solo gridare e siamo arrabbiati, siamo arrabbiati e proviamo rancore. E il dopo, il futuro, ci spaventa a morte, e ci toglie il terreno sotto i piedi.  

In 7 brani e poco più di 20 minuti c’è il riassunto veritiero di cosa voglia dire essere uno di noi. E deve essere gridato per strada. Perché quel grigiore che ci hanno imposto quando ci hanno insegnato che prima o poi avremmo capitolato, che avremmo accettato “il resto della nostra vita” incombente sulla nostra giovinezza, venga annientato. Non sarà così. Non deve essere così. E 1997 dice proprio questo. Che “non saremo mai come vogliono”, e il beat ci dà forza, e non ci spegneremo mai. Abbiamo bisogno solo di mezzi per ricordare chi siamo e direi proprio che questo album, a questo riguardo, fa il suo dovere.

Bravo BKM, bravo Bruno, bravi tutti quelli che hanno collaborato a questo piccolo pezzo per riappropriarci della nostra vita, della nostra identità, e del controllo su chi siamo.

Sempre così.

Copertina di 1997

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Kings of Convenience: al via domani il tour in Italia

26/10 ore 21 Catania Teatro Metropolitan

29/10 ore 21.15 Bologna Teatro Manzoni

30/10 ore 21.15 Bologna Teatro Manzoni

01/11 ore 13 Milano Teatro degli Arcimboldi

01/11 ore 21 Milano Teatro degli Arcimboldi

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Il duo norvegese formato da Erlend Øye e Eirik Glambæk Bøe sarà infatti domani 26 ottobre al Teatro Metropolitan di Catania, il 29 e il 30 ottobre al Teatro Manzoni di Bologna e il 1° novembre al Teatro degli Arcimboldi di Milano con un doppio live, alle ore 13 e alle ore 21.

I live saranno l’occasione per ascoltare dal vivo Peace or Love, il nuovo album dei Kings of Convenience uscito il 18 giugno per Polydor Records. Anticipato dai singoli Rocky Trail e Fever, il disco ha segnato il grande ritorno del duo dopo 12 anni di assenza dalla scena musicale.

“Peace or Love” rappresenta il sound di due vecchi amici che esplorano l’ultima fase della loro vita insieme e trovano nuovi modi per catturare quella magia inafferrabile. Registrato in 5 anni in 5 città diverse, l’album è fresco come l’arrivo della primavera: 11 canzoni sulla vita e sull’amore con la tipica bellezza seducente, la purezza e la chiarezza emotiva che ci si aspetta dai Kings of Convenience.

Eirik Glambeck BoE e Erlend Oye si sono conosciuti a scuola a Bergen, in Norvegia, ed hanno suonato nella stessa band, gli Skog, prima di sciogliersi e formare il duo nel 1999.

Padri del new acoustic movement, pionieri di una nuova ondata di musica intima ed acustica, fautori di un soft pop d’atmosfera per lenire l’anima (Billboard), definiti all’esordio dal Guardian come una confluenza deliziosamente malinconica di Simon and Garfunkel, Nick Drake, Astrud Gilberto e i Pet Shop Boys, i Kings Of Convenience hanno conquistato e incantato il mondo intero con i loro 3 album e raggiunto le vette delle classifiche con indimenticabili canzoni sofisticate e delicate come “Misread”, “I’d Rather Dance with You” e “Mrs. Cold”.

Radio Montecarlo è la radio ufficiale del tour italiano dei Kings of Convenience.

BIO

Erlend Øye e Eirik Glambæk Bøe sono nati entrambi a Bergen, in Norvegia, nel 1975. Si sono conosciuti a scuola ed hanno suonato nella stessa band, gli Skog, prima di sciogliersi e dare vita ai Kings of Convenience nel 1999. In seguito a delle apparizioni in alcuni festival europei, il duo trova un contratto con la casa discografica americana Kindercore. Dopo un breve periodo di lavoro a Londra con l’allora produttore artistico dei Coldplay Ken Nelson, nel 2000 i KOC pubblicano il loro primo album, “Kings of Convenience”,  diretto al solo mercato statunitense e canadese. Il loro debutto su scala mondiale avviene invece l’anno successivo, con “Quiet Is the New Loud”: l’album riprende molte delle tracce già presenti in “Kings of Convenience”, con l’aggiunta di alcune nuove canzoni. Con quest’album il gruppo raggiunge un notevole successo, tanto da dare vita ad una vera e propria nuova scena musicale underground: new acoustic movement, che prende ispirazione dallo stile di Simon & Garfunkel puntando su melodie intricate, sofisticate e molto delicate.

Tale è il successo del loro album che nel 2001 viene pubblicato “Versus”, un album di remix delle tracce di “Quiet Is the New Loud”.

Il secondo album di inediti viene pubblicato nel 2004: “Riot on an Empty Street” suscita un enorme ed inaspettato successo di pubblico, mostrando anche una forte evoluzione nello stile del duo. Mentre le sonorità complesse e delicate rimangono, viene utilizzata una maggiore varietà di strumenti, con un forte apporto di pianoforti e di archi accanto alle irrinunciabili chitarre. Il primo singolo ”Misread” diviene una delle canzoni più popolari dell’estate 2004 -Anche il secondo singolo, ”I’d Rather Dance with You”, accompagnato da un videoclip  molto ironico che gioca sull’aspetto “da secchione” di Øye, viene trasmesso frequentemente dalle televisioni musicali arrivando a vincere gli Mtv Music Awards del 2004 nella categoria miglior video. L’album del 2004 vede anche la collaborazione della cantautrice canadese Leslie Feist in due canzoni: (Know-how e The Build-up).

Nel 2005 il gruppo, stordito dal planetario successo, decide di prendersi una pausa. Durante questo periodo di inattività come Kings of Convenience entrambi i compositori si dedicano a progetti paralleli: Erlend dopo essersi trasferito a Berlino nel 2004 fonda The Whitest Boy Alive, mentre Eirik con gli ex componenti degli Skog dà vita ai Kommode, intraprende gli studi di architettura e diventa padre. Nel giugno del 2008 infine i due si recano all’Esagono Studio di Rubiera, in provincia di Reggio Emilia, città del loro produttore artistico Davide Bertolini, per completare le registrazioni del terzo e ultimo album. Il 25 settembre 2009, cinque anni dopo il precedente, esce quindi: “Declaration of Dependence”.

Il 22 febbraio 2010 esce un loro EP intitolato “Kings of Convenience’s Live Acoustic Sessions – Milan 2009” registrato l’anno prima alla Fnac di Milano.

Sul fronte live i Kings of Convenience hanno continuato a fare tournée in modi sempre nuovi e gratificanti. Nel 2012 hanno suonato spettacoli A-Sides / B-sides: due set totalmente diversi in serate consecutive nella stessa città. Nel 2015, hanno portato in tour “Quiet Is the New Loud” nella sua interezza, insieme a un’intervista sul palco.

Otto anni fa Erlend si trasferisce a Siracusa, in Sicilia, dove nel 2018 insieme a tre musicisti siracusani dà vita al progetto La comitiva con cui si esibisce in diverse parti del globo; Eirik invece decide di rimanere a Bergen, dove tuttora vive.

Rising Sounds: Un’eruzione di creatività, influenze e passioni oltre le divergenze. Amici, musicisti, sognatori. Conosciamo i WaterCrisis.

Da uno stoner puro ad un rock ricco e pieno di influenze. Un vulcano di creatività, un’amicizia quasi decennale. Ve li presentiamo oggi, per Rising Sounds. Ecco a voi, i WaterCrisis.

Primo giorno di zona arancione in Campania. Lavoro al pc per qualche ora, prima di incontrare la band da intervistare. È un lunedì iperattivo, sono in attesa di una consegna da Bartolini. Arrivano le 12:00, accendo Skype.

I Watercrisis, di fronte a me, non sono al completo, ma sono i tre membri “più anziani” del gruppo, Caterina, Francesco e Antonio. Il loro attuale batterista, Simone, si trova nei Paesi Bassi. Chiacchieriamo un po’ del più e del meno, e poi a bruciapelo inizia l’intervista, in sottofondo, si sente una tromba suonare e dall’esterno, un cane che abbaia.

Nome collettivo: WaterCrisis. Un nome, in questi tempi critici per il pianeta, dolorosamente attuale. C’era un intento particolare dietro la sua scelta?

Caterina: Anche se ci associano spesso alla tematica “siccità”, e sappiamo quanto sia importante soprattutto in questo periodo, la scelta del nome non c’entra nulla con la questione ambientale. Più che altro, è una metafora per rappresentare l’ambiente in cui ci troviamo, un po’ arido a livello di stimoli, idee, motivazione…un clima un po’ secco. Con la nostra musica, volevamo dare un contributo vero, sincero, con la speranza di tenere vivo il mondo che ci circonda.

Francesco: Il nome si avvicina di più alla sfera del nostro genere (Stoner Rock), più che alla questione ambientale. Anche se a dire la verità, adesso non facciamo più solo quello, stiamo cambiando parecchie cose. Abbiamo molte influenze diverse, proviamo a metterle insieme.

Vi presentate per Rising Sounds?

Antonio: Antonio Castaldo, bassista del gruppo, un po’ tutto fare. (Ridiamo un po’ tutti, la mia gatta Heaven prende parte alla conversazione contribuendo all’ilarità generale).

Caterina: Manager, oltre che bassista! Si occupa di marketing, social, fa tutto lui.

Antonio: Cerco di risparmiare per la band, di cui poi in realtà faccio parte anch’io. Lo faccio solo per questo in realtà!

Francesco: Sono Francesco, il chitarrista. Scrivo le canzoni. E cago il ca**o a loro due.

(Ridiamo ancora, e ho il sentore che durante quest’intervista ci divertiremo parecchio) Scrivi le canzoni da solo?

Francesco: No, assolutamente no!

Antonio: La maggior parte sì, però.

Caterina: Struttura, armonia, spesso sono opera sua.

Francesco: Anche se devo dire che ultimamente ho cambiato modo di fare. Prima era più un lavoro individuale, ora cerco di farlo insieme a loro. I testi attualmente li scrive Caterina. Prima facevamo a metà. Adesso magari dico a Caterina l’idea che ho in testa e lei scrive. Siamo diventati anche più veloci nella scrittura.

Richiesta catchy: Descrivetevi in tre parole.

Caterina: Beh, diciamo che se mi vengono in mente solo insulti è un problema. (Ridiamo tutti) Distratta, impulsiva.

Antonio: Ritardataria!

Caterina: Ma devo dirle io, le parole! (Ridiamo) Sono distratta, impulsiva, e molto sensibile.

Francesco: Io, come ho detto anche prima, sono un cagaca**o, molto irascibile, e una cosa positiva ditela voi! Non mi vengono le cose positive.

Credo sia l’imbarazzo della telecamera. (Naturalmente, come ormai da un anno e più, siamo in video-call).

Francesco: No, dai, la cosa positiva è che mi vengono molte idee. Di queste molte vengono scartate, ma poi ce c’è almeno una buona.

Antonio: E io come posso descrivermi? Allora…sono molto socievole, preciso, e intraprendente.

Okay, allora sei assunto!

Antonio: Diciamo che tra noi ci equilibriamo a vicenda.

Francesco: Siamo una sorta di fabbrica, ci completiamo.

Come si siete avvicinati alla musica?

Francesco: Io mi sono avvicinato alla musica da piccolo. Ascoltavo molta musica diversa, ma ho iniziato a suonare grazie ad un mio amico che si chiama Antonio. Non lui! (Indica Antonio, e ridiamo di nuovo) Un chitarrista. Da lì ho conosciuto Doors, Steve Ray Vaughan, AC/DC, Sum41, ed è iniziato tutto. Sono stato sempre molto affascinato dai generi rivolti verso psichedelia e blues, e cantautorato italiano.

Caterina: Le mie zie avevano un’accademia musicale, quindi ho iniziato a studiare pianoforte quando ero in terza elementare. Poi ho cominciato a studiare canto lirico, ma ero metallara dentro, e mio fratello mi ha fatto ascoltare moltissima musica. Ho iniziato a cantare musica leggera, ho studiato jazz, ma con la band ho iniziato a fare quello che mi piaceva.

Antonio: Devi sapere che di solito mi prendono sempre in giro. Nella mia famiglia, a nessuno interessa della musica. Proprio ieri mio padre mi fa “Ma lo sai che non ho mai comprato un disco?”. Beh, bene, bravo! Mio fratello mi fece ascoltare Afterhours e Verdena, e gruppi simili, ed un amico di mio fratello un giorno, mentre ascoltavo musica house, che era l’unica cosa che conoscevo, mi disse “Tieni, senti questo!”, e così ho conosciuto i Nirvana. Nirvana, Queens of the Stone Age e Nickelback, un trio strano, ma non male come inizio. Crescendo, mi sono appassionato alla musica. Ho conosciuto Francesco ed altri ragazzi che suonavano, a loro serviva un bassista. Io però volevo suonare la batteria! Ma vivo in un condominio ed è impossibile suonare la batteria in un condominio, e così mi sono “accontentato” del basso. Adesso, tornando indietro, non cambierei idea. Suonare il basso ti rende quello che ha più responsabilità in un gruppo, e questo fa anche parte della mia personalità.

Da quanto tempo suonate insieme?

Francesco: Una decina d’anni?

Caterina: Prima del 2015, mi sa. Credo sette o otto anni.

Antonio: Abbiamo sopportato Caterina per tanto tempo.

Caterina: Il sopracciglio si alza sempre di più!

Antonio: No, in realtà adesso non ti sopportiamo più! Ora ci troviamo meglio. C’erano incomprensioni caratteriali.

Francesco: Ci sono ancora, ma adesso facciamo finta di non vedere.

Caterina: Va beh, adesso vi lascio soli e me ne vado.

Antonio: Oggi secondo me siamo così uniti proprio perché parecchie volte siamo arrivati al limite. Ognuno di noi, prima o poi, ha minacciato di lasciare il gruppo. Ma mentre lo dicevamo, qualcun altro organizzava le prove per la settimana successiva.

Come vi siete conosciuti? Cosa vi ha portato alla creazione di una band?

Antonio: Dopo che mi hanno obbligato (sottolinea la parola, e ridiamo tutti nuovamente) a suonare il basso, c’era un’altra cantante. All’improvviso, se n’è andata. Io conoscevo Caterina, e non sapevo nemmeno come cantasse. Vidi un suo video su Facebook di una cover di Rolling in the deep fatta male.

Caterina: Hanno solo belle parole per me.

Antonio: Quello che ci fece confermare Caterina come cantante, fu il fatto che alle prime provò si portò dietro un’amica. Si vergognava, voleva compagnia. L’amica venne alle prove, bevve un bicchiere di vino e vomitò. Quindi da allora, ci innamorammo di entrambe.

Caterina: Praticamente, io suono con loro perché la mia amica ha vomitato. (Ridiamo) Il problema è stato trovare “la nostra voce”. All’inizio non riuscivamo ad accordarci su cosa fare, poi un giorno facemmo la cover di Muori Delay dei Verdena, mentre scrivevamo i primi inediti. Dopo questa cover venne fuori una natura molto più simile a quello che volevo esprimere.

Antonio: Venne fuori una parte di Caterina molto bella. Mi ricordo, quando la provammo, ci fermammo proprio, sorpresi, non ce l’aspettavamo.

Francesco: Oggi, ci dicono che la parte “grunge” del nostro gruppo è proprio la voce di Caterina.

Quanto è stato difficile mantenere una formazione stabile nel corso del tempo?

Antonio: Noi abbiamo avuto sempre un po’ di sfortuna coi batteristi. Adesso, il nostro batterista, Simone, è in Olanda perché è partito per l’Erasmus. Però, visto che avevamo in programma la registrazione di alcuni brani in acustico, quindi abbiamo deciso di registrare comunque e chiedere ad un altro batterista di suonare, Pasquale Renna. I risultati sono stati davvero buoni.

Francesco: Pasquale ha dato proprio un colore diverso ai brani, ma diverso nel senso giusto.

Antonio: All’inizio, avevamo paura di non riuscire a comunicare bene con un professionista. Invece le cose sono andate ben oltre alle aspettative. Anche perché Pasquale ha proposto molte cose, e a me piace molto chi ha iniziativa. Col batterista prima di Simone non c’è stato molto feeling, purtroppo. Non siamo riusciti a carburare insieme. Simone parla molto, e spesso siamo in disaccordo, ma comunque mi piace molto lo scambio di opinione.

Caterina: Ha molte idee, anche oltre la batteria. È molto più vicino a com’era la nostra formazione con Bob, il nostro vecchio batterista.

Antonio: Sì, Bob ha lasciato il gruppo prima della promozione del disco, e quindi abbiamo avuto molti problemi nella promozione. Gli dobbiamo molto comunque, perché ci ha dato uno slancio creativo. Ma ha preferito dedicarsi alla composizione, e ha seguito le sue inclinazioni.

Caterina: Invece, per quanto riguarda i rapporti tra noi tre, per quanto spesso possiamo litigare o non andare d’accordo, comunichiamo molto. Parliamo spesso, e quindi proprio per questo riusciamo a superare tutti i problemi.

Quando vi siete davvero sentiti pronti per la registrazione del vostro album Sleeping Sickness (2018)? Qual è stata la sua storia?

Francesco: Abbiamo finito i pezzi cinque giorni prima dell’uscita ufficiale dell’album.

Antonio: Sì, poco prima di consegnare la tracklist all’etichetta, ci mancavano cinque brani.

Caterina: Avevamo solo i loro titoli. Cioè, avevamo solo l’idea dei brani. Non eravamo troppo preparati, abbiamo dovuto scegliere un titolo per un brano che non esisteva. Ci siamo sentiti un po’ come quando facevamo i compiti a scuola, avevamo una traccia e dovevamo svilupparla. Uno di questi brani, poi è diventato il mio preferito dell’album.

Antonio: Abbiamo deciso di fare l’album dopo il concerto in cui abbiamo aperto i Lacuna Coil. Eravamo gasatissimi, comunicammo all’etichetta che volevamo fare il disco ma ci mancavano i brani.

Francesco: Avevamo appena fatto Slaughter.

Antonio: La figura di Bob è stata importantissima in questo senso. Suonavamo da lui, in una campagna di Avellino, e provavamo per tantissime ore. Abbiamo composto, trovato il nostro sound.

Cos’è successo dopo il lancio del disco?

Caterina: Qui è arrivata la nota dolente. Abbiamo iniziato a pubblicizzarlo, suonando in giro, ma poi Bob ha deciso di lasciare. Quindi il lavoro del disco è stato messo in stand-by. Abbiamo cambiato due batteristi nel frattempo, e adesso stiamo riprendendo un po’ quei brani. Non vogliamo perderlo, ci abbiamo lavorato molto. Poi adesso, insieme a Simone, stiamo lavorando anche a nuovi progetti. Speriamo di poterli suonare tutti molto presto.

Prima di salutarci, raccontateci qualche episodio della vostra storia di band. Riuscite a trovare un ricordo più bello ed uno più triste da condividere con noi?

Caterina: Io credo che il momento più bello per il nostro gruppo sia stato il concerto di Manduria. Non solo perché aprivamo i Lacuna Coil, ma anche perché eravamo su un palco gigante. Con tantissime persone davanti!

Francesco: Sì, è stato bellissimo arrivare lì il giorno prima, dormire in tenda, sporcarsi di sabbia.

Caterina: Invece, forse il più brutto è stato perdere Bob. Avevamo faticato un po’ per trovare un equilibrio, e poi tutto si è rotto. Però non ci siamo arresi, e adesso siamo ancora insieme, e con Simone al nostro fianco siamo veramente contenti.

Antonio: Finalmente, il nostro batterista sa dove mettere la cassa (Ridiamo tutti)

Prima di salutarci, continuiamo a chiacchierare. Quando chiudiamo la conversazione, mi sento leggera. I WaterCrisis, con la loro amicizia, la loro voglia di crederci ancora, la motivazione che è riuscita a superare tutti gli ostacoli, dimostrano a tutti che la musica è ancora viva. Che non è solo numeri, pubblicità, aridità. E la siccità metaforica che il loro nome richiama, a mio parere, questi ragariescono a sconfiggerla alla grande.

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99 Posse: È uscito il nuovo singolo “Comanda la gang”

Esce oggi, venerdì 2 aprile, “Comanda la gang” il nuovo singolo dei 99 POSSE. Un nuovo brano che arriva a trent’anni dalla loro fondazione, quando, direttamente dal cuore di Napoli, davano il via a una svolta epocale nella musica popolare italiana.

Contemporaneamente all’uscita del singolo, viene rilasciato anche il videoclip ufficiale, scritto e diretto da Mauro Ronga.

Guarda il videoclip ufficiale su YouTube

Una carriera lunga tre decadi, con album pluripremiati come “Curre curre guagliò”, “Cerco tiempo” e “Corto circuito” che hanno segnato la storia di un genere, e migliaia di concerti che hanno cambiato il modo di fare e vivere la musica in Italia e non solo: un’urgenza di scrittura e di espressione che riemerge oggi, con la stessa forza e necessità di allora. 

A cinque anni di distanza dall’ultimo album “Il Tempo. Le Parole. Il Suono”, infatti, i 99 Posse accolgono il proprio trentesimo anniversario come una rinascita e consegnano un nuovo brano figlio della nostra attualità, che raccontano così: “‘Comanda la gang’ apre le danze. Si festeggiano 30 anni dall’inizio di questo viaggio e si festeggiano, citando Stefano Benni, semplicemente svegliandoci. Riteniamo infatti che questo sia il segreto alla base della vita: addormentarsi e svegliarsi un numero esattamente uguale di volte. Niente celebrazioni del passato quindi per questo anniversario che per noi ha più il sapore di una rinascita. Apriamo le danze con un pezzo di attualità dal sapore d’altri tempi, provando a descrivere le miserie della politica italiana con immagini ironiche forti, immediate, semplici, taglienti, provocatorie, dissacranti, proprio come nei primissimi brani, da ‘Salario garantito’ a ‘O’ Documento’ e ‘Ripetutamente’ per intenderci, ma questa volta con un sound e un arrangiamento potenti e rabbiosi, a completare il range di emozioni che abbiamo provato nel realizzarlo e che quindi ci piacerebbe comunicare. Il pezzo non era previsto, stavamo lavorando ad altro quando è iniziata questa crisi di governo che ci ha immediatamente fatto infuriare, ma anche morire dal ridere, e quasi contemporaneamente ha iniziato a stimolare la fantasia.

Alla fine hanno fatto davvero ciò che temevamo, e lo hanno fatto esattamente come lo avevamo immaginato.

Adesso tocca a noi.

La cover del singolo, disegnata da Davide Toffolo

99 POSSE – Biografia

Il 10 maggio 1991 nasce il centro sociale occupato autogestito Officina 99. Il 9 ottobre dello stesso anno nascono i 99 Posse, come diretta espressione del C.S.O.A. e delle nuove culture urbane che trovano nella musica un veicolo potente. I primi storici singoli del gruppo, “Rafaniello” e “Salario Garantito”, danno la stura a quell’onda rap e raggamuffin che segnerà una svolta epocale nella musica popolare italiana.

Nell’anno successivo il singolo “Sott’attacco dell’idiozia” vede la prima forma di collaborazione stretta e dinamica fra tre gruppi napoletani: 99 Posse, Bisca, Almamegretta. È qui che si gettano le basi per il supergruppo Bisca99Posse che in due anni girerà l’Italia con più di 200 date e con picchi di 15000 persone (il mattatoio 1994).

Il primo album dei 99 Posse, “Curre curre guagliò”, datato 1993, fa anche da colonna sonora del film “Sud” di Gabriele Salvatores, legato all’argomento dei centri sociali, in cui collabora anche un giovanissimo Speaker Cenzou. L’album si aggiudica la Targa Tenco come miglior disco in dialetto dell’anno. Nel gennaio dello stesso anno il gruppo si esibisce dal vivo suonando la canzone Napoli nel programma televisivo Avanzi, in onda su Rai 3, esprimendo, alla fine della canzone, la propria contrarietà ad un imminente sgombero che avrebbe dovuto interessare in quel periodo il centro sociale Officina 99.

Nel 1994, oltre al doppio album live dei Bisca99Posse “Incredibile opposizione tour 94”, nasce anche l’etichetta discografica Novenove, che lavora per dare spazio alle giovani voci emergenti che altrimenti non troverebbero spazio nell’industria musicale italiana. L’uscita di “Guai a chi ci tocca” (1995) determina la fine della collaborazione fra Bisca e 99 Posse, che tornarono a suonare ognuno con la propria originaria formazione e segna anche la prima apparizione nella discografia dei 99 Posse della cantante Maria Di Donna (in arte “Meg”), che diventa parte integrante del gruppo a partire dall’album successivo.

Nel 1996 i 99 Posse totalizzano, con “Cerco tiempo”, oltre 80.000 copie vendute conquistando il “Disco d’oro”. Il 1998, invece, è l’anno di “Corto circuito”, che raddoppia le vendite di “Cerco tiempo”, raggiungendo le 160.000 copie.

Nel 2000 esce il loro ultimo album completamente inedito, “La vida que vendrà”. Il successivo “NA9910°”, infatti, ultimo album pubblicato dei 99 Posse al completo, pubblicato in onore dei 10 anni del gruppo nel 2001, anno in cui i 99 Posse di fatto si sono sciolti, contiene solo due tracce inedite, “Amerika” e “Stop that train”. Anche questo album si aggiudica la Targa Tenco.

Nel 2003, i 99 Posse prendono strade diverse: ‘O Zulù pubblica un disco con il suo nuovo gruppo, gli Al Mukawama (dall’arabo, “La Resistenza”) (disco omonimo), formato da Neil Perch degli Zion Train e Papa J, oltre a Persico, che è stato la colonna sonora del film di Antonio Bocola e Paolo Vari “Fame chimica”, incentrato sulle vicende di un gruppo di ragazzi di periferia, alle prese con intolleranza e disoccupazione.

JRM è impegnato con Jovine, progetto musicale intrapreso insieme al fratello Valerio. A novembre del 2005 esce “Ora” (Manifesto/Novenove) e in poco più di 2 mesi vende circa 3000 copie.

Marco Messina lavora invece al progetto “Resina” insieme al gruppo “Retina.it” e inoltre ha al suo attivo un album con Meg, con il nome di “La Tempesta”, prodotto dai due sotto il nome di Nous, oltre a continuare a collaborare con lei di tanto in tanto.

Il 18 luglio 2009 i 99 Posse tornano ad esibirsi insieme a Piazza del Gesù a Napoli, in un concerto organizzato dai movimenti napoletani contro la repressione e contro l’arresto di 21 attivisti per i fatti del G8 dell’Università di Torino: questo segna il ritorno in attività dei 99 Posse dopo 7 anni.

Il 12 settembre 2009 i 99 Posse ufficializzano la loro riunione con un concerto nella storica Piazza Mercato a Napoli. A questo evento seguono 85 concerti in giro per la penisola con puntate a Londra ed in Spagna.

Il 7 giugno 2010 i 99 Posse pubblicano il singolo “Antifa”, rendendolo liberamente scaricabile dal sito di XL Repubblica. Si tratta del primo singolo inedito dopo la loro reunion.

A ottobre 2011 esce l’album “Cattivi Guagliuni” prodotto dalla propria etichetta discografica Novenove e distribuito da Artist First, il videoclip che anticipa l’album è stato girato al Lido di Venezia durante il 68° Festival del Cinema con la regia di Abel Ferrara.

Il 25 marzo 2014 esce “Curre Curre Guaglio’ 2.0 – Non un passo indietro”, il disco che ripercorre i grandi successi della loro prima discografia e una carriera da record. Un album che celebra e rivitalizza un disco storico, grazie anche ai numerosi e importanti featuring con Alborosie, Mama Marias, Caparezza, J-Ax, Clementino, Pau dei Negrita, Punkreas, Samuel, Banda Bassotti, Francesco Di Bella, Ensi, Signor K e Bonnot, Valerio Jovine, Enzo Avitabile e i Bottari, Roy Paci, e molti altri.

Oltre ai “remake”, in “Curre Curre Guaglio’ 2.0 – Non un passo indietro” sono presenti anche 4 brani inediti.

Il 22 aprile 2016 esce l’ultimo disco dei 99 Posse, intitolato “Il Tempo. Le Parole. Il Suono.”

Nel 2021 si celebra il 30esimo anniversario dalla nascita del gruppo. La band, rientra in studio e inizia un nuovo percorso che vedrà il progressivo rilascio di nuovi brani, di cui “Comanda la gang” è il primo tassello. Il singolo uscirà il 2 aprile.

Quando la musica diventa “Magic” – intervista a Roberto AlBini

Esce oggi Delightful, il terzo EP del dj producer Roberto Albini feat. Miss Ade C. Ma in realtà, il viaggio musicale di Roberto continua inarrestabile da qualche mese, da quando è uscito il suo secondo album da solista Magic.

L’album in questione estende gli orizzonti musicali di Roberto, che spazia tra suoni e strutture melodico-armoniche senza alcuna restrizione, toccando note (non solo musicali) di grande effetto.

Roberto Albini ha iniziato la sua carriera artistica nel 1985 all’età di 15 anni, collaborando con alcune emittenti radiofoniche e diversi locali notturni nella zona dei castelli di Roma. Il sound di Albini spazia tra diversi generi musicali: House, Garage, Deep, Soulful ed Electro House. Nel febbraio 2008 inizia il suo viaggio discografico con “Doctor Music Rec., Con il lancio dei singoli” Free Spirit ” e “Northern Wind”, fondata con Daniele Piredda. Il duo inizia anche a collaborare con artisti internazionali per la creazione e la produzione di remix. Negli anni alterna il lavoro di produttore a quello di conduttore radiofonico e nel 2012 intreccia la sua strada con quella di Miss Ade C. Dal 2016 è uno degli artisti dell’etichetta Mastercut Records.

Di seguito, un’intervista dedicata ai suoi progetti professionali più recenti, per conoscere da vicino la musica di Roberto.

Quello che stiamo vivendo è un periodo non facile per la musica. Ma tu sei instancabile e non ti fermi mai: mi racconti a cosa hai lavorato negli ultimi tempi?

In questo periodo sono accadute molte cose, professionalmente parlando. Una cosa che non è cambiata, e credo resisterà molto a lungo, è la mia stretta collaborazione con uno degli artisti più amati dal nostro pubblico, vale a dire, il mio amico Paolo Del Prete. Infatti, con lui svolgo una buona parte delle mie produzioni di questi ultimi anni. Potremmo dire, lo zoccolo duro della Mastercut Records (nostra Label). Per quanto riguarda nello specifico tutto ciò che abbiamo prodotto, invito tutti a visitare i nostri social in particolar modo la pagina Facebook della nostra etichetta “Mastercut Records”. Però, voglio menzionare, tra tutte le produzioni, il Rework di un suo successo con gli High Resolution degli anni 80 chiamato “Sweepin’ Off”, rivisitato dal sottoscritto ed interpretato da diversi cantanti, sia in chiave vintage che moderna. Questo progetto è attualmente in lavorazione, ben presto sarà disponibile in tutti gli stores. Attualmente sono in vendita, una mia Regrooved Instrumental, una Vocal Version cantata da Miss Ade C ed una Vocal Version con la voce di Sabryna Syrio. Prossimamente, arriveranno altre versioni.
In parallelo, ho collaborato anche con diversi artisti sparsi nel globo, alcuni sono vecchie conoscenze, altri si sono aggiunti di recente. per citare qualche nome: Gli Americani Meisha Moore, Marsha Bond, Anthony Poteat. Gli Italiani Miss Ade C, Stella Sanna, Simona Balducci, Lorenzo Perrotta. Non ultimo voglio citare Daniele Piredda, compagno di viaggio da una vita, protagonista di mille avventure musicali e per questo, merita una distinzione particolare.

Il sound di queste produzioni è sempre lo stesso?

Beh, c’è da dire che seguo una linea principale, ma mi piace spaziare. Di conseguenza, essendo poliedrico, il sound delle mie produzioni spazia dalla Soulful, Deep, Afro, Chillout, Pop, PsyTrance e… reggiti forte, Techno. Con Paolo abbiamo deciso di sconfinare anche in questo genere, con un progetto a più tappe, chiamato “Techno X-Perience” con i vari volumi che si susseguiranno. Un progetto destinato a una fetta di pubblico che ama questo genere. Poi, voglio anche citare un progetto che era in cantiere da diversi anni e che, in questo periodo ha visto la luce, e cioè, un viaggio nelle sonorità Lounge/Chillout intrapreso con la cantante Miss Ade C, che presta la sua voce suadente sulla mia musica.
Siamo partiti con il primo E.P. chiamato “Charme”, abbiamo proseguito con “Appeal”, e adesso è la volta del terzo E.P. chiamato “Delightful” che sarà disponibile in tutti gli stores dal 26 Marzo.

Per il prossimo futuro, invece, cosa hai in serbo?

In questo periodo tra i vari progetti, è uscito il mio quinto Album (il secondo da solista). Fino ad oggi ho prodotto cinque Album, tre con Paolo Del Prete (Mantra Album Part 1, Part 2, Part 3), poi il mio primo da solista “Kind Regards” uscito a novembre del 2018, ed ora, “Magic”, in tutti gli stores dallo scorso 8 gennaio 2021. “Magic” è un lavoro che va ascoltato dalla prima all’ultima traccia in quanto, le stesse sono collegate tra loro. Una sorta di viaggio che sicuramente guiderà l’ascoltatore in diverse situazioni emotive. Il resto, è storia da continuare a scrivere.

Acquista Magic a questo link e segui Roberto Albini su Spotify

Recensione di ‘Teatro d’ira – Vol. I’, il nuovo album dei Måneskin

Sono senza dubbio il gruppo più chiacchierato del momento e dalle discussioni in giro per il web si evince una sola cosa: i Måneskin o li ami o li odi. C’è chi li eleva a figli del Dio del Rock e chi li considera ragazzini troppo convinti che fanno solo tanto rumore. Io mi sono presa la briga di ascoltare per la prima volta il loro album d’esordio, Il ballo della vita (uscito nell’ottobre del 2018) solo a fine 2020, dopo aver visto i Måneskin di sfuggita alla tv e essere rimasta affascinata – lo ammetto – dal loro look. Fino ad allora ero incredibilmente riuscita a sfuggire a Marlena (ma soltanto perché abito all’estero). Adoro la musica italiana ma credo che la maggiorparte dei nostri musicisti non abbia la capacità di farsi capire anche all’estero – e non è affatto una questione di lingua. La musica dei Måneskin ha questa potenzialità, magari proprio perché figlia dell’universale mix di istinto, rabbia, ambizioni e affascinante ingenuità dei vent’anni: è un bagaglio che di norma si alleggerisce con il tempo e spesso scompare, ma mi auguro Damiano, Victoria, Ethan e Thomas riescano a portarselo dietro il più a lungo possibile. Di certo non sono i Led Zeppelin (questo lo sanno anche loro) ma dategli tempo e soprattutto godetevi lo spettacolo (insolito, per quest’epoca) di un gruppo di neomaggiorenni che riesce a divorarsi il palco con in mano dei veri strumenti musicali.

Il nuovo disco dei Måneskin si intitola Teatro d’ira – Vol. 1 e dalla mezzanotte di oggi è disponibile sulle principali piattaforme di streaming. Tutte le tracce sono scritte dai Måneskin e nei graffi delle chitarre, nella prepotenza del basso e nella furia della batteria si sentono chiaramente le influenze dei loro gruppi preferiti, dagli Arctic Monkeys ai Black Sabbath. Il disco si apre con Zitti e Buoni, il brano che ormai tutti conoscono, vincitore del Festival di Sanremo solo due settimane fa e già disco d’oro. Non si tratta di un capolavoro di innovazione, ma sul palco di Sanremo lo è stato eccome. Irriverente, maleducato, sboccato: un azzardo cosí non poteva che sbaragliare la concorrenza. La traccia numero due è Coraline: per il primo minuto e mezzo ti chiedi dove voglia andare a parare, poi il ritmo cambia all’improvviso e ti accorgi che ti trovavi in un preludio. La canzone vera e propria comincia a un minuto e ventitré ed è, per usare le parole del suo testo, ‘un’ascia, un taglio sulla schiena‘. Se avete avuto a che fare in prima persona con ansia, depressione e disturbi alimentari oppure siete stati vicini a qualcuno che ha sofferto di questi disturbi, questo brano non potrà lasciarvi indifferenti (‘E ho detto a Coraline che può crescere/ Prendere le sue cose e poi partire / Ma sente un mostro che la tiene in gabbia / Che le ricopre la strada di mine’). L’atmosfera cambia completamente con Lividi sui Gomiti: strumenti cattivi e testo ancora più cattivo (‘Non ce ne frega un cazzo di te / E del tuo gruppo con cui mangi, strisci, preghi, vomiti / A noi il coraggio non ci manca, siamo impavidi / Siamo cresciuti con i lividi sui gomiti’).

Anche Teatro d’ira, come Il Ballo della Vita, vede brani in italiano mescolarsi a quelli in inglese. La traccia numero quattro è l’irriverente I wanna be your slave, in cui i Måneskin giocano con il binomio sesso e rock’n’roll (‘I wanna pull your strings / Like you’re my telecaster’). Segue In nome del padre, da ascoltare come una risposta tutt’altro che pacata alle critiche incassate dalla band (‘Di cos’è fare l’artista te ne hanno mai parlato / Di tutto quello che ho perso, che ho sacrificato / Di non avere voce, restare senza fiato / Di avere mille persone che aspettano un tuo sbaglio’). A questo punto arriva For your Love, brano che rappresenta secondo me il punto più alto di questo disco, che più di tutti mette in luce il talento dei componenti della band e di Damiano in primis, che incanta con un’appassionata interpretazione da vecchia rockstar sofferente.

Si prosegue con Paura del Buio che svela il percorso non sempre privo di salite del frontman Damiano e che racconta, a detta dei Måneskin, il rapporto tormentato tra artista e musica (‘A volte mi sento un miracolo e a volte ridicolo / Poi perdo la testa in un attimo, ma non ditelo in giro / Sono fuori di me’). Chiude Vent’anni, il brano che ha anticipato questo album già ad ottobre 2020 e che racconta in maniera cruda e sofferta cosa voglia dire avere vent’anni, districarsi tra i propri desideri e le aspettative degli altri, essere fedeli a sé stessi cercando nel contempo di lasciare, in qualche modo, il segno (‘Ho paura di lasciare al mondo soltanto denaro / Che il mio nome scompaia tra quelli di tutti gli altri / Ma c’ho solo vent’anni / E già chiedo perdono per gli sbagli che ho commesso’).

Con i suoi 29 minuti, Teatro d’ira – Vol. 1 si presenta come un disco molto più maturo di Il Ballo della Vita e come il primo frammento di un’opera che non vediamo l’ora di continuare ad ascoltare. Intanto i Måneskin hanno annunciato una serie di date in tutta Italia previste per i primi mesi del 2022, dopo i sold out registrati in poche ore per i concerti di Roma e Milano a dicembre 2021. Noi ci saremo di sicuro, e voi?

Hai già ascoltato questo disco? Qual è il tuo brano preferito? Diccelo qui sotto e seguici sui nostri social. Ci trovi su FacebookInstagram e Twitter.

Astro in Music: Pesci

Dimmi di che segno sei e ti dirò quale genere musicale fa per te! Astro in Music è la rubrica dedicata all’oroscopo musicale. Ogni mese una playlist di canzoni, dedicate a uno specifico segno zodiacale.

(copertina e illustrazione di Elena Damiano)

20 FEBBRAIO – 20 MARZO

Il segno più romantico dello zodiaco è dominato dai pianeti Giove e Nettuno. Tutto questo dà luogo a una doppia sfumatura caratteriale: se da un lato i Pesci possono vantare di essere delle persone estremamente affascinanti e magnetiche, dall’altro, però, sono caratterizzati da una profonda timidezza, che a volte non consente loro di esprimersi come vorrebbero.

Sensibili, empatici e intuitivi all’ennesima potenza: i Pesci riescono a prevedere le cose ancor prima che accadano. Le loro antenne musicali sono sintonizzate su un tipo di musica dolce, che gli consente di evadere dalla quotidianità e dalle banalità. Essendo un segno che fa riferimento all’elemento “acqua”, anche la musica dei Pesci dovrà avere le stesse caratteristiche: fluida, limpida e rilassante.

Generi musicali: una passione di questo segno è la poesia. Quindi, tra i generi più consigliati c’è sicuramente il cantautorato italiano di vecchia scuola. A seguire il pop, il jazz, la musica afro e la musica ambient/chillout per i momenti decisamente…rilassanti!

Consigli in musica: evadere è bellissimo. Tuttavia, ricordate di restare con i piedi puntati a terra per evitare salti nel vuoto. La musica può aiutarvi a esprimere le vostre emozioni più nascoste, ma fate in modo che anche gli altri vi comprendano.

Playlist

Ecco una mini-playlist di 10 canzoni che un nato sotto il segno dei Pesci dovrebbe assolutamente ascoltare!

  1. You Do Something To Me, Paul Weller
  2. Englishman In New York, Sting
  3. Hot Thoughts, Spoon
  4. By Yourself, Daniele Groff
  5. You Showed Me, The Lightning Seeds
  6. The Wonder of You, Elvis Presley
  7. Inverno, Fabrizio De André
  8. Faithfulness, Skin
  9. Sotto il segno dei Pesci, Antonello Venditti (si, non potevo non metterla!)
  10. Sick Love, Red Hot Chili Peppers

Ora tocca a voi, amici dei Pesci: vi rivedete in questa descrizione? Se vi va di suggerirci qualche altro brano della vostra personale playlist di canzoni, segnalatelo in un commento.

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Recensione di ‘Tribù Urbana’, il nuovo album di Ermal Meta

Oggi esce l’attesissimo Tribù Urbana, il quarto album in studio del cantautore Ermal Meta, reduce dal Festival di Sanremo con il brano Un milione di cose da dirti, classificatosi terzo. Grazie a quest’interpretazione Ermal ha anche incassato il prestigioso premio ‘Giancarlo Bigazzi’, assegnato dall’orchestra dell’Ariston per la migliore composizione. Tribù urbana esce a tre anni da Non abbiamo armi e noi di Smells Like Queen Spirit abbiamo avuto la possiblitá di ascoltarlo in anteprima e analizzare le tracce di questo nuovo lavoro. Ermal si dimostra come sempre un grande interprete e uno scrittore fenomenale, capace di emozionare con estrema semplicità.

Il disco si apre con il brano Uno e la sua atmosfera allegra ed energica, quasi da stadio. Difficile non cogliere un riferimento all’isolamento e alla solitudine che noi tutti abbiamo vissuto negli ultimi mesi: Ermal ci ricorda che, nonostante la distanza, il cielo al quale tutti tendiamo le mani è lo stesso. Dai cori entusiasti di Uno alla nostalgica poesia su un amore al capolinea, Stelle Cadenti (‘Se potessimo iniziare/ la storia all’incontrario/ così verso la fine poterci vivere l’inizio/ non questo schifo di dolore/ che tu dici non è niente e che passerà’). La traccia numero tre è il brano che abbiamo conosciuto e amato al Festival di Sanremo, Un milione di cose da dirti. Ermal quando parla d’amore non si smentisce mai ed è incredibile quanto riesca a emozionare con parole cosí semplici.

Ermal adopera lo stesso linguaggio semplice e d’effetto in Destino Universale, stavolta per raccontare delle vite in stallo. Intenso il riferimento a sé stesso e alla sua nota e difficile storia di abusi familiari (‘Ermal ha 13 anni e non vuole morire/ della vita non sa niente tranne che la vita è importante’). Il messaggio è tutt’altro che negativo: cambiare le carte in tavola è sempre possibile. In Sara e Nina Ermal rende omaggio alla lotta, mai veramente conclusa, della comunita LGBT. Il brano racconta l’amore ostacolato di due adolescenti vissuto nell’estate rovente dei loro 16 anni in un paesino del sud Italia, il desiderio di sentirsi accettati e la fuga verso un domani meno triste. Poi arriva No Satisfaction e con lei la voglia di ballare. Il brano, che racconta la nostra generazione perennemente insoddisfatta e in cerca di emozioni forti, ha anticipato il disco ed è uscito già lo scorso gennaio (qui il video). Con il suo ritmo travolgente, No Satisfaction è il brano che non vediamo l’ora di ascoltare live.

La ballad Non bastano le mani ci riporta a una dimensione piú nostalgica e riflessiva. Al centro l’amore, il dolore che ne puó derivare e il coraggio di lasciarsi andare, il tutto raccontato ancora una volta attraverso una poesia splendida (‘Per te ho portato una carezza e te la voglio dare, insieme a questi fiori del mercato rionale / ed ho un regalo, ma non è niente di speciale / solo una ferita che nessuno mai ha potuto guarire/ fallo tu’). Per noi è la piú bella del disco.

Il tema della lontananza e il desiderio di stare vicino agli altri è al centro anche del brano Un altro sole (‘Con le mani / che si alzano al cielo stanotte / siamo meno lontani / ma nel fango della stessa sorte / tutti noi siamo uguali’). Particolarmente intenso per la tematica è Gli invisibili, un brano dedicato agli ultimi, quelli che se ne stanno sullo sfondo e che hanno ancora qualche salita da fare, ma che alla fine salveranno il mondo. Vita da fenomeni racconta invece quel momento della vita adulta in cui ci si accorge che non si è piú tanto giovani (‘Un tempo per giocare a fare il grande/ che poi sei grande in un istante’). Che quel momento sia arrivato per Ermal proprio adesso, alla soglia dei quarant’anni? Sebbene fare la vita da fenomeni non sia piu possibile, almeno Ermal ha trovato in questa fase della sua vita il suo porto sicuro (‘Caso vuole che a casa ci torniamo insieme / menomale’). Chiude il disco Un po’ di pace, in cui Ermal ribadisce quanto l’amore, alla fine, sia l’antidoto proprio a tutto.

Voglio solo un po’ di pace
sentire la tua voce
sapere che ci sei
tu che sai fare luce
quando il sole tace
non cambiare mai
.

Tribù Urbana è già disponibile sulle principali piattaforme di streaming. L’hai già ascoltato? Qual è il tuo brano preferito? Diccelo qui sotto e seguici sui nostri social. Ci trovi su FacebookInstagram e Twitter.

Che fine hanno fatto #9 – Moreno

La settimana di Sanremo porta sempre con sé qualcosa di nostalgico ed io, ogni anno, non riesco a non chiedermi che fine hanno fatto alcuni degli artisti che hanno calcato il palco dell’Ariston, magari una volta soltanto, per poi sparire. Mi è tornato in mente il beat di una canzone rap presentata a Sanremo nel 2015 da Moreno, il primo ed unico rapper uscito vincitore dalla fabbrica di talenti di Maria de Filippi. Ma dov’è Moreno oggi? Ripercorriamo la sua carriera e scopriamolo!

Moreno Donadoni nasce a Genova nel 1989 e il suo obiettivo, sin da adolescente, è quello di sfondare a colpi di freestyle. Ciò lo porterá, nel 2007, a partecipare e alla massima competizione italiana di freestyle, Tecniche Perfette: prima si aggiudica il triplo titolo regionale, poi approda alle sfide nazionali. Finisce in finale piú volte, conquistando la vittoria nel 2011. A questo punto Moreno è il rapper con piú riconoscimenti nella storia della manifestazione. Nel 2012 partecipa a MTV Spit, arrivando in semifinale, e nello stesso anno trionfa nella Battle Arena di Bologna.

La svolta per questo giovane rapper è, inaspettatamente, Amici di Maria de Filippi. Moreno porta il rap al talent show piú popolare del nostro paese e questo azzardo gli varrá la vittoria. È protagonista di una serie di duetti molto riusciti, come quelli insieme ai rapper Fedez e Fabri Fibra, ma anche a interpreti di musica leggera come Francesco Renga, la sua ‘caposquadra’ Emma Marrone e il grande Massimo Ranieri. A show ancora in corso firma con Universal, etichetta sotto la quale il 14 maggio 2013, ancora prima dell sua vittoria ad Amici, esce il suo primo album intitolato Stecca. L’ album debutta alla prima posizione della classifica italiana restandoci per due settimane. Brillano nella tracklist alcune importanti collaborazioni, tra cui quelle con Fabri Fibra e Clementino. Il disco viene certificato prima oro, poi doppio platino.

Il primo singolo estratto da Stecca, Che confusione, esce due giorni dopo la vittoria ad Amici, il 3 giugno, e viene presentato a diversi eventi live, come i Wind Music Awards, gli MTV Italia Awards e al Summer Festival. Collabora anche con Paola e Chiara, duettando con loro in Tu devi essere pazzo (conteuto nell’album Giungla) e canta insieme a Max Pezzali in Tieni il tempo, sigla del programma televisivo Colorado. Gli altri singoli estratti da Stecca sono Sapore d’estate e La novità.

Troviamo altrettante collaborazioni interessanti nel secondo album di Moreno, Incredibile: Alex Britti, Annalisa, i Club Dogo, J-Ax, e Fiorella Mannoia, con la quale il rapper incide Sempre Sarai, il singolo che esce a marzo del 2014 e anticipa questo nuovo disco, certificato oro. Nello stesso anno Moreno torna ad Amici, questa volta però in veste di direttore artistico di una delle squadre di talenti. L’anno si chiude con la realizzazione di un brano della colonna sonora del film Big Hero 6, Supereroi in Fransokyo, e con la notizia della sua partecipazione al Festival di Sanremo nel febbraio del 2015 con il brano Oggi ti parlo cosí (si classificherà quindicesimo). È del 2015 anche la sigla di Lupin III – L’avventura italiana, incisa inseme a Giorgio Vanni.

Un terzo album vede la luce nel settembre del 2016: si tratta di Slogan, anticipato dal singolo Un Giorno di Festa, prodotto da Big Fish. Il disco non riscuote lo stesso successo dei due che l’avevano preceduto e, da questo momento in poi, la musica sembra prendere a giocare un ruolo piú marginale nella vita di Moreno. Nel 2017 il rapper partecipa infatti alla dodicesima edizione de L’Isola dei Famosi, tenutasi nelle Honduras. Segue un allontanamento dalle scene e un ritorno in vesti piuttosto insolite: nel 2019 Moreno entra infatti a far parte del team di Sportitalia come opinionista sportivo. Un cambiamento piuttosto radicale, che vede il rapper dedicarsi alla sua altra grande passione, ovvero il calcio.

Ma dov’è Moreno adesso? Il rapper è piuttosto silenzioso sui social, il che rende difficile intercettarlo. Nel 2019 aveva annunciato l’uscita di un nuovo album e il brano Una Radio che Suona (in collaborazione con Jovine) uscito nell’estate di quell’anno sembrava promettere bene. Del disco non c’è ancora traccia, ma solo poche settimane fa Moreno si è esibito sul palco del concerto di Natale in Vaticano insieme ad altri grandi nomi della musica italiana come Nek, Emma Marrone e Roby Facchinetti. Che si stia preparando ad un grande ritorno? Staremo a vedere!

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“APPEAL E.P.” da oggi disponibile su tutti gli store

Continua il viaggio musicale di Roberto Albini e Miss Ade C. Da oggi, su tutte le piattaforme digitali, è disponibile “Appeal E.P” (Mastercut Records) il nuovo lavoro del dj producer, accompagnato, anche stavolta, dalla voce suadente di Miss Ade C.

Appeal è la prosecuzione del precedente lavoro Charme E.P. che, attraverso un sound morbido e sensuale, ha avuto il potere di incantarci tutti.

Con Appeal, invece, le atmosfere diventano ancora più ipnotiche e intriganti: lo stile Lounge/ Chillout, che abbiamo imparato a conoscere attraverso Charme, resta la cifra stilistica dei nuovi tre brani che compongono l’EP.

Con Evanescent |Fell from the Sky | Who Am I, basta chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare dall’incantevole voce di Miss Ade C. in un’atmosfera alternativa totalmente rilassante.

Le tracce di Appeal E.P. sono acquistabili da questo link: TRAXSOURCE

BIOGRAFIA

Roberto Albini

Roberto Albini ha iniziato la sua carriera artistica nel 1985 all’età di 15 anni, collaborando con alcune emittenti radiofoniche e diversi locali notturni nella zona dei castelli di Roma. Il sound di Albini spazia tra diversi generi musicali: House, Garage, Deep, Soulful ed Electro House. Nel febbraio 2008 inizia il suo viaggio discografico con “Doctor Music Rec., Con il lancio dei singoli” Free Spirit ” e “Northern Wind”, fondata con Daniele Piredda. Il duo inizia anche a collaborare con artisti internazionali per la creazione e la produzione di remix. Negli anni alterna il lavoro di produttore a quello di conduttore radiofonico e nel 2012 intreccia la sua strada con quella di Miss Ade C. Dal 2016 è uno degli artisti dell’etichetta Mastercut Records

Segui Roberto Albini su Spotify

Miss Ade C.

Nata sotto il segno della musica e dell’arte, lascia scorrere la vita ascoltando la propria colonna sonora. Pittrice di trompe l’oeil, speaker radiofonica, autrice, cantautrice, insegnante, curiosa nella vita e spugna del sapere a 360°. Cantante per passione da sempre. Dal piano bar a soprano in diversi cori, diventa Miss Ade C. nel panorama musicale. Nel futuro? Un libro da pubblicare, dischi da incidere e mai smettere di sognare.