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Tra fuoco e neve: “Superpoteri” è il nuovo videoclip di Saverio D’Andrea

Il cantautore torna con una canzone d’amore estratta dal suo album di esordio “Anatomia di una colluttazione”. A fare da sfondo la Sicilia e l’Abruzzo, per raccontare il viaggio di un uomo nella sua anima.

È ufficialmente disponibile su YouTube il videoclip di Superpoteri, brano tratto dall’album d’esordio Anatomia di una colluttazione di Saverio D’Andrea, uscito per Isola Tobia Label e acquistabile sul sito web dell’etichetta – anche in copia fisica – e sui digital stores.

La canzone racconta di un amore puro e sincero, nel quale non si ha paura di mostrarsi per quel che si è, ma si cresce e ci si accetta anche nelle proprie fragilità, che diventano anzi un valore aggiunto. Il sentimento diventa quindi un viaggio dentro sé stessi, attraverso le terre dell’anima. Quelle terre rivivono concretamente nell’ambientazione del video, che è stato girato, per la regia di Emanuele Torre, in Sicilia e Abruzzo.

A fare da scenario sono i megaliti dell’Argimusco e la riserva naturale orientata dei laghetti di Marinello nel Messinese e l’altopiano innevato di Campo Imperatore nell’Aquilano. La scelta dei luoghi richiama in particolare il contrasto tra fuoco e neve, elementi citati nel testo del brano soprattutto per simboleggiare le avversità che possono essere superate, con spirito di condivisione, attraverso appunto l’amore.

Il lancio del videoclip è stato preceduto dall’iniziativa “Superpoetry”, un originale countdown di 15 giorni sulle pagine social di Saverio, con 15 poesie scelte da persone a lui care, pensando a Superpoteri ( ecco il link alla raccolta completa su Facebook). Il nome del contest altro non è che l’anagramma del titolo della canzone.

foto di scena a cura di Emanuele Torre

A proposito del brano, ecco cosa pensa Saverio D’Andrea: “Superpoteri è quella che può essere considerata la mia prima vera canzone d’amore. La scrissi di getto, in un pomeriggio estivo strano col cielo quasi giallo e fuori dal tempo, in cui avevo bisogno di staccarmi da quello che avevo intorno per immergermi in un’emozione forte che stavo vivendo e che aveva urgenza di essere tradotta in parole e musica. Fu un atto liberatorio, catartico. Come le altre tracce dell’album Anatomia di una colluttazione, questo brano si lega all’idea di quello sguardo profondo su sé stessi che si rivela indispensabile per far funzionare le cose in due e con gli altri in generale. Anche la scelta di un arrangiamento minimale e di un cantato quasi sussurrato non è casuale: tutto concorre infatti alla narrazione di un sentimento che dà voce all’essenziale e che lava via il superfluo per veicolare un messaggio d’amore universale. Superpoteri racconta della voglia di seguire i propri sogni restando l’uno vicino all’altro sempre, del desiderio di arricchirsi abbracciando le differenze, è il ritratto di un amore che attraverso il sacrificio e la dedizione finisce per fortificare un legame che va oltre la vita e la morte e che resiste al tempo e allo spazio. Persino le imperfezioni diventano mattoncini per edificare nuove possibilità di crescita, diventa semplice imparare a chiedere aiuto e trovare il coraggio di mostrarsi per ciò che si è, per quanto complessi. Questi concetti vengono riproposti anche nel videoclip, dove non è una narrazione realistica a scandire le scene, ma piuttosto il linguaggio scelto è pensato per descrivere un mondo di suggestioni nel quale il simbolismo delle immagini e dei colori fa da impalcatura al messaggio centrale delle parole del testo ”.

VIDEOCLIP

Il videoclip di Superpoteri è stato diretto da Emanuele Torre – che ha curato anche le riprese insieme a Lorenzo Cascone – e vede come protagonista assoluto lo stesso Saverio D’Andrea. A fare da sfondo la Sicilia e l’Abruzzo, regioni scelte per simboleggiare i due elementi contrapposti del fuoco e della neve, evocati nel testo della canzone e richiamati dai colori e dalle caratteristiche di questi luoghi. In particolare, i set siciliani sono stati allestiti nel sito naturalistico e archeologico dell’Argimusco e nella riserva naturale orientata dei laghetti di Marinello, entrambi nel Messinese, mentre il paesaggio innevato presente in alcune scene è quello dell’altopiano di Campo Imperatore, nell’Aquilano. Filo conduttore del video è l’idea del viaggio, soprattutto metaforico, che il cantautore compie in gran parte a piedi nudi, scoprendo luoghi nuovi, con lo sguardo dritto verso l’orizzonte fino a farsi aperto e pronto al cambiamento. La resa dei concetti espressi dalle immagini è enfatizzata anche dal montaggio dei frames, che in alcuni passaggi ricordano la visione di un caleidoscopio. Nel suo percorso inoltre, l’artista s’imbatte in alcuni simboli rappresentativi legati al testo della canzone, come ad esempio l’astronave di cartone e il cuore che viene avvicinato allo specchio, quest’ultimo a suggerire il desiderio di mettersi a nudo esponendo alla vista di sé stesso e dell’altro tutte le proprie fragilità.

Segui Saverio D’Andrea su Facebook, Instagram e YouTube.

Qui trovi invece il link all’ intervista al cantautore, per la rubrica Rising Sounds.

Rising Sounds: Saverio D’Andrea

Rising Sounds è la rubrica di SLQS dedicata agli artisti emergenti!

Che Saverio D’Andrea fosse un cantautore davvero in gamba lo sapevo già da quando ho ascoltato per la prima volta una sua canzone, nel 2017. Ma solo quando ho avuto la possibilità di intervistarlo mi sono resa conto di trovarmi di fronte a una persona speciale: umile, colto e innamorato del suo mestiere. Nel 2019 è uscito il suo primo disco, Anatomia di una colluttazione, prodotto da Valter Sacripanti per l’etichetta Isola Tobia Label. Si tratta di un lavoro di gestazione durato anni, pianificato e vissuto momento per momento. Un disco d’esordio che esprime appieno la personalità trascinante del musicista campano e in cui potrete ritrovare persino voi stessi.

Nel 1996 eri in quarta elementare e hai scritto la tua prima canzone. Eh si! Mi pare di ricordare che il titolo fosse “L’amore sotto la pioggia”. Tuttora conservo dei resti di quelle prime canzoni, filastrocche e poesie, ho iniziato davvero prestissimo! Mi venivano in mente anche dei motivetti, ma non sapendo come suonarli, registravo tutte le melodie su un walkman. Diciamo che in quella prima fase si trattava di canzoni che stavano perlopiù nella mia testa.

Insomma sei stato un bambino prodigio. Non direi! (ride) Non sono stato particolarmente disciplinato nello studio della musica… a 5 anni ho preso le prime lezioni di violino ma dopo 7 anni ho abbandonato; però una cosa che non mi ha mai abbandonato è la scrittura: non ricordo la mia vita senza scrivere canzoni! Per me è il modo più naturale di esprimere quello che ho dentro.

C’è un episodio in particolare che ricordi, legato al momento in cui hai deciso che la musica sarebbe stata la tua strada? Per me la musica è sempre stato un punto fermo, non è mai stata una scelta, fa parte di me. Qualsiasi cosa io faccia è sempre la dimensione nella quale mi esprimo meglio. Nel corso del tempo ho iniziato a lavorare come insegnante e questo mi ha permesso di accumulare delle risorse da investire proprio nella musica; ma anche nel mio lavoro da insegnante non posso farne a meno: quando lavoro con le mie classi attingo sempre dalla musica perché mi viene davvero naturale.

Oltre a essere un musicista sei anche un linguista e dai tuoi testi si percepisce un’ accurata ricerca linguistica nella scelta delle parole. Però tu scrivi anche in inglese e spagnolo. Quale tra queste lingue ti da più soddisfazione? Attualmente scrivo in italiano perché sono arrivato a un tipo di scrittura molto “realista”, nel senso di una scrittura legata ai dettagli della quotidianità e mi viene naturale farlo nella mia lingua madre. In passato ho scritto tanto in inglese e a volte in spagnolo, non solo per me stesso ma anche per alcuni artisti emergenti che me lo hanno chiesto. Ogni lingua contiene in sé un mondo musicale proprio e la sfida è quella di tradurre in musica un testo e una melodia che hanno già un impianto preciso nella lingua di partenza. Gli adattamenti testuali non sono facili, ma a me diverte farli proprio per questo.

Nel 2019 hai pubblicato il tuo primo album, Anatomia di una colluttazione. Come mai la scelta di questo titolo? Il titolo nasce dal desiderio di analizzare bene cosa succede quando finisce una storia d’amore importante. Anatomia è il termine che indica lo studio minuzioso del corpo umano, mentre la colluttazione è uno scontro fisico. Avevo in testa l’idea di uno scontro-incontro tra due persone e la scelta del titolo mi serviva a tradurre l’idea dell’album. La foto di copertina con la mia immagine frammentata invece si comprende solo arrivando alla fine del disco: se nelle prime 9 tracce si racconta dello scontro tra due persone che si amano, in Le poesie sulla sedia, l’ultimo brano dell’album, all’improvviso si capisce che la colluttazione sta avvenendo tra me e me. Solo dopo che abbiamo guardato dentro noi stessi e abbiamo analizzato la situazione nel dettaglio, sono convinto che siamo pronti per iniziare una relazione e finalmente guardare l’altro.

In questi anni hai vinto tantissimi premi e riconoscimenti. Qual è stato quello che ti ha fatto più piacere ricevere? Ho sempre vissuto ogni riconoscimento con grandissima gioia, ma quello che per me ha significato davvero molto è sicuramente il Premio Mia Martini, che ho vinto nel 2013 in qualità di autore della canzone “Il tuo respiro”, interpretata da Rosa Chiodo.

Esiste invece una canzone di qualche autore che quando hai sentito la prima volta hai pensato “avrei voluta scriverla io”? Almeno tu nell’universo. Ero molto piccolo e quando l’ho sentita la prima volta ho pensato: “questa è la canzone più bella del mondo e della storia!” Tutt’oggi penso sia così, perché quando l’ascolti ti colpisce direttamente al cuore! Il segreto di questa canzone è il fatto di sembrare semplice e di grande fruibilità, ma in realtà è molto complessa per composizione e scrittura. Credo sia davvero un pilastro della musica italiana.

Hai avuto modo di formarti con tantissimi professionisti: Francesco Gazzé, Pier Cortese, Bugo, Mogol, Francesco Bianconi, solo per citarne alcuni; chi tra loro ti ha trasmesso di più e chi invece ha deluso le tue aspettative? Riccardo Senigallia (cantautore romano, fondatore dei Tiromancino) è la persona che mi ha trasmesso di più e che mi ha dato tantissime dritte sulla scrittura. Gli spunti di riflessione che mi ha lasciato sono stati dei suggerimenti preziosi che ho messo in pratica per la scrittura del mio disco. Ho conosciuto tanti altri professionisti e ognuno di loro mi ha trasmesso qualcosa, non c’è stato ancora nessuno che abbia deluso le mie aspettative.

Durante la quarantena non ti sei fermato un attimo: hai appoggiato iniziative importanti, come 100 palchi aperti per Emergency. Supportare una realtà così importante come Emergency mi ha reso davvero felice, l’ho trovata una cosa bella e giusta da fare. E poi è stato bello sentirsi parte di un grande abbraccio collettivo, perché hanno aderito tantissimi artisti napoletani e campani, tutti uniti con Emergency, una realtà no profit che si batte per il diritto alla vita e alla salute di tutti gli esseri umani.

Hai progetti per l’immediato futuro? Con la mia etichetta discografica abbiamo lavorato alle riprese del videoclip Superpoteri e dopo l’estate uscirà questo nuovo singolo accompagnato dal videoclip. Per me si tratta di un lavoro davvero significativo, perché penso che questa canzone sia una delle più belle che abbia scritto in Anatomia di una colluttazione. E poi è stato girato in viaggio, in due terre che amo tantissimo, l’Abruzzo e la Sicilia. Emanuele Torre, il videomaker che l’ha curato, ha fatto davvero un ottimo lavoro. Non vedo l’ora di condividerlo con tutti!

Qual è il tuo sogno più grande da realizzare? Questa è una domanda difficilissima ma ti risponderò come disse Beyoncé: “My dream is to be happy!” Mi piacerebbe tantissimo poter suonare a contatto diretto con la natura, perché vivendo in città questo mi manca. E poi viaggiare: se riuscissi a coniugare le due cose per me sarebbe un grande viaggio. Ecco cosa sogno: un grande viaggio.

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