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Recuperiamo gli Squallor, poeti osceni e contrabbandieri di buon umore

A me piace l’oscenità; mi annoia invece la volgarità, che è cattivo gusto e basta. (…) L’osceno è il sublime. Moana Pozzi

Milano, 1969. Quattro amici e discografici della CGD Records (etichetta musicale milanese, diventata poi Sugar) una domenica pomeriggio rimangono folgorati da un film che si chiama Il mio amico il diavolo (1967). In una scena del film, l’attore si esibisce cantando -ma senza cantare- su una ipnotica base musicale. Quella combinazione di voce parlata e musica farà scoccare la scintilla che darà vita al progetto Squallor. I quattro amici sono Giancarlo Bigazzi, Alfredo Cerruti, Daniele Pace e Totò Savio. Il loro lavoro è quello di comporre musica e parole per tantissimi artisti, tra i quali ci sono Massimo Ranieri, Mina, Umberto Tozzi, Gianni e Marcella Bella, Caterina Caselli e Loredana Bertè. Insomma, di giorno, una vera scuderia di fuoriclasse bazzica per gli uffici della CGD. Ma i quattro amici vi rimangono anche di sera e spesso si attardano lì anche dopo mezzanotte. Bevono, fumano, chiacchierano. Accendono i microfoni e improvvisano canzoni, senza mai registrarle. Parlano a ruota libera, usano parolacce e volgarità e scimmiottano il pop e la canzone d’autore che essi stessi producono. Un giorno però parte il registratore e si accorgono che quelle esternazioni improvvisate hanno la potenzialità di un disco. Nasce il primo LP Troia a cui ne seguiranno altri 13 fino al 1994, e tutti con titoli espliciti e copertine bizzarre, che alludono al sesso.

Il successo è immenso. Quei dischi vengono venduti alla velocità della luce. Gli Squallor piacciono, ma nessuno sa chi siano veramente, e quell’alone di mistero li rende ancora più accattivanti. In un’ Italia bacchettona che vota la DC è davvero sorprendente il successo dei quattro moschettieri delle “maleparole”. Di giorno gli Squallor sono professionisti integerrimi, di notte calano la maschera e dicono quello che pensano. Tra scherzi telefonici, denunce e rutti gli Squallor sono inarrestabili. La trivialità dei testi e il nonsense sono le basi per feroci attacchi al potere religioso, politico e economico, mentre le melodie, composte da Totò Savio, sono delle vere perle di musica d’autore.

Hanno addirittura varcato i confini dell’Italia con un successo diventato fenomeno europeo, grazie alla cantante belga Ann Christy. In Lussemburgo, Germania, Olanda, Francia e Belgio nel 1974 tutti cantano Bla Bla Bla ma non tutti sanno che a scriverla sono stati gli Squallor, come evidente parodia delle canzoni sentimentali francesi.

E’ difficile spiegare e spiegarsi il successo degli Squallor in una dimensione musicale in cui non esistevano ancora i social network e i reality. La televisione era perennemente al vaglio della censura e del buoncostume -era addirittura vietato pronunciare la parola divorzio!- e le radio non avrebbero mai trasmesso quei testi così sfacciatamente osceni. E nonostante tutto, ci sono riusciti e hanno avuto un grande successo. Sono stati i DJ, che hanno chiuso le loro serate con gli Squallor. Sono state tutte le denunce delle grandi aziende, a fare da promozione agli Squallor. Sono state le musicassette nascoste e vendute in autogrill a fungere da passaparola, nelle macchine degli italiani che le cantavano a memoria -rigorosamente in assenza delle mogli!- Sono stati quei ragazzini di 10 anni, che non capivano quei doppi sensi, ma riuscivano a percepire la filosofia di vita dei quattro contrabbandieri del buon umore pur nell’evidente oscenità di quelle maleparole proibite.

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