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Kings of Convenience: al via domani il tour in Italia

26/10 ore 21 Catania Teatro Metropolitan

29/10 ore 21.15 Bologna Teatro Manzoni

30/10 ore 21.15 Bologna Teatro Manzoni

01/11 ore 13 Milano Teatro degli Arcimboldi

01/11 ore 21 Milano Teatro degli Arcimboldi

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Il duo norvegese formato da Erlend Øye e Eirik Glambæk Bøe sarà infatti domani 26 ottobre al Teatro Metropolitan di Catania, il 29 e il 30 ottobre al Teatro Manzoni di Bologna e il 1° novembre al Teatro degli Arcimboldi di Milano con un doppio live, alle ore 13 e alle ore 21.

I live saranno l’occasione per ascoltare dal vivo Peace or Love, il nuovo album dei Kings of Convenience uscito il 18 giugno per Polydor Records. Anticipato dai singoli Rocky Trail e Fever, il disco ha segnato il grande ritorno del duo dopo 12 anni di assenza dalla scena musicale.

“Peace or Love” rappresenta il sound di due vecchi amici che esplorano l’ultima fase della loro vita insieme e trovano nuovi modi per catturare quella magia inafferrabile. Registrato in 5 anni in 5 città diverse, l’album è fresco come l’arrivo della primavera: 11 canzoni sulla vita e sull’amore con la tipica bellezza seducente, la purezza e la chiarezza emotiva che ci si aspetta dai Kings of Convenience.

Eirik Glambeck BoE e Erlend Oye si sono conosciuti a scuola a Bergen, in Norvegia, ed hanno suonato nella stessa band, gli Skog, prima di sciogliersi e formare il duo nel 1999.

Padri del new acoustic movement, pionieri di una nuova ondata di musica intima ed acustica, fautori di un soft pop d’atmosfera per lenire l’anima (Billboard), definiti all’esordio dal Guardian come una confluenza deliziosamente malinconica di Simon and Garfunkel, Nick Drake, Astrud Gilberto e i Pet Shop Boys, i Kings Of Convenience hanno conquistato e incantato il mondo intero con i loro 3 album e raggiunto le vette delle classifiche con indimenticabili canzoni sofisticate e delicate come “Misread”, “I’d Rather Dance with You” e “Mrs. Cold”.

Radio Montecarlo è la radio ufficiale del tour italiano dei Kings of Convenience.

BIO

Erlend Øye e Eirik Glambæk Bøe sono nati entrambi a Bergen, in Norvegia, nel 1975. Si sono conosciuti a scuola ed hanno suonato nella stessa band, gli Skog, prima di sciogliersi e dare vita ai Kings of Convenience nel 1999. In seguito a delle apparizioni in alcuni festival europei, il duo trova un contratto con la casa discografica americana Kindercore. Dopo un breve periodo di lavoro a Londra con l’allora produttore artistico dei Coldplay Ken Nelson, nel 2000 i KOC pubblicano il loro primo album, “Kings of Convenience”,  diretto al solo mercato statunitense e canadese. Il loro debutto su scala mondiale avviene invece l’anno successivo, con “Quiet Is the New Loud”: l’album riprende molte delle tracce già presenti in “Kings of Convenience”, con l’aggiunta di alcune nuove canzoni. Con quest’album il gruppo raggiunge un notevole successo, tanto da dare vita ad una vera e propria nuova scena musicale underground: new acoustic movement, che prende ispirazione dallo stile di Simon & Garfunkel puntando su melodie intricate, sofisticate e molto delicate.

Tale è il successo del loro album che nel 2001 viene pubblicato “Versus”, un album di remix delle tracce di “Quiet Is the New Loud”.

Il secondo album di inediti viene pubblicato nel 2004: “Riot on an Empty Street” suscita un enorme ed inaspettato successo di pubblico, mostrando anche una forte evoluzione nello stile del duo. Mentre le sonorità complesse e delicate rimangono, viene utilizzata una maggiore varietà di strumenti, con un forte apporto di pianoforti e di archi accanto alle irrinunciabili chitarre. Il primo singolo ”Misread” diviene una delle canzoni più popolari dell’estate 2004 -Anche il secondo singolo, ”I’d Rather Dance with You”, accompagnato da un videoclip  molto ironico che gioca sull’aspetto “da secchione” di Øye, viene trasmesso frequentemente dalle televisioni musicali arrivando a vincere gli Mtv Music Awards del 2004 nella categoria miglior video. L’album del 2004 vede anche la collaborazione della cantautrice canadese Leslie Feist in due canzoni: (Know-how e The Build-up).

Nel 2005 il gruppo, stordito dal planetario successo, decide di prendersi una pausa. Durante questo periodo di inattività come Kings of Convenience entrambi i compositori si dedicano a progetti paralleli: Erlend dopo essersi trasferito a Berlino nel 2004 fonda The Whitest Boy Alive, mentre Eirik con gli ex componenti degli Skog dà vita ai Kommode, intraprende gli studi di architettura e diventa padre. Nel giugno del 2008 infine i due si recano all’Esagono Studio di Rubiera, in provincia di Reggio Emilia, città del loro produttore artistico Davide Bertolini, per completare le registrazioni del terzo e ultimo album. Il 25 settembre 2009, cinque anni dopo il precedente, esce quindi: “Declaration of Dependence”.

Il 22 febbraio 2010 esce un loro EP intitolato “Kings of Convenience’s Live Acoustic Sessions – Milan 2009” registrato l’anno prima alla Fnac di Milano.

Sul fronte live i Kings of Convenience hanno continuato a fare tournée in modi sempre nuovi e gratificanti. Nel 2012 hanno suonato spettacoli A-Sides / B-sides: due set totalmente diversi in serate consecutive nella stessa città. Nel 2015, hanno portato in tour “Quiet Is the New Loud” nella sua interezza, insieme a un’intervista sul palco.

Otto anni fa Erlend si trasferisce a Siracusa, in Sicilia, dove nel 2018 insieme a tre musicisti siracusani dà vita al progetto La comitiva con cui si esibisce in diverse parti del globo; Eirik invece decide di rimanere a Bergen, dove tuttora vive.

The Concertone, l’evento Instagram del Primo Maggio

L’evento musicale, ideato da Matteo Bortone e Francesca Romana D’Andrea, riunirà in diretta Instagram artisti nazionali e internazionali per sostenere due cause benefiche

Un po’ come quando il Festivalbar scandiva il ritmo tra l’inizio e la fine dell’estate per noi ragazzini degli anni 90. Da quando non c’è più, l’estate non è più la stessa. E quest’anno, in tempo di emergenza da Coronavirus, anche il concerto del Primo Maggio a Roma non sarà lo stesso. La trentesima edizione dell’evento organizzato da CIGL, CISL e UIL trasloca da Piazza San Giovanni alla diretta televisiva di Raitre.

Ma la musica non si ferma in Tv: su Instagram arriva l’iniziativa di due brillanti speaker radiofonici di Radio Kaos Italy, Matteo Bortone e Francesca Romana D’Andrea. I due ragazzi hanno dato vita a The Concertone, un evento live che non sarà assolutamente un’imitazione dello storico concerto di piazza San Giovanni, ma un momento di divertimento e di musica che sfrutterà una “piazza” virtuale.

The Concertone, l’evento Instagram del Primo Maggio

Venerdi 1 Maggio, dalle 18 alle 21 sull’ account Instagram @theconcertone si svolgerà un evento di musica live che coinvolgerà più di 10 artisti nazionali e internazionali. Tra questi Daniele Coletta, Cristiano Turrini, Tommaso PrimoMatteo Sica, Federico Proietti, Don Cash, Jorge Kandel da Sevilla e Josh Wantie da Londra. Ci saranno anche interventi ed esibizioni di ospiti noti, come l’attrice e cantante Giulia Luzi e il duo Jas&Jay con un live dj-set.

“L’intento del The Concertone è quello di portare la musica live anche su Instagram in una giornata in cui solitamente siamo abituati a stare tra amici, sotto ai palchi d’Italia, nei parchi, con tanta musica dal vivo”, affermano Francesca Romana D’Andrea e Matteo Bortone (in foto) 

Musica e solidarietà

Oltre a essere un momento musicale, The Concertone sarà anche un evento di solidarietà: “Abbiamo deciso di sposare due cause benefiche – sottolineano i due ideatori del The Concertone – aiutare gli amici di The Race Club, un locale di musica live a Roma che rischia di chiudere, con delle donazioni che inviteremo a fare durante tutto l’evento. E poi Art Bonus: tramite dichiarazione dei redditi -o spontaneamente via Iban- sarà possibile supportare con una donazione, i teatri d’Italia.

E voi, durante questa quarantena, cosa avete in programma per la Festa dei lavoratori? Segnalateci pure altri eventi o iniziative interessanti!

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I concerti di Febbraio: Stereophonics, Liam Gallagher, Kaiser Chiefs

English version below.

E’ stato un mese breve, intenso, ma soprattutto pieno di musica live. Sono tre gli artisti che sono approdati qui nei Paesi Bassi e si tratta di tre artisti che hanno scritto le pagine migliori della musica rock inglese degli ultimi vent’anni. Non potevo assolutamente perdermeli!

1 Febbraio, AFAS Live (Amsterdam): Stereophonics, Kind Tour 2020
Il mio tour de force è cominciato il primo del mese con gli Stereophonics e la tappa del Kind Tour 2020 di Amsterdam. Kind è anche il nome del loro ultimo album in studio, uscito il 25 ottobre 2019 e anticipato in estate dai singoli Fly like an Eagle e Bust this town. Il concerto è stato aperto da Nadia Sheikh, voce pop e chitarre cattive, che non conoscevo ma che ho apprezzato (qui potete ascoltarla in Flip the Coin). Nonostante il tour si chiami Kind come l’ultimo disco della band, lo show non è per niente costruito intorno a questo disco. Anzi, gli Stereophonics non suonano che due pezzi da Kind che comunque, detto tra noi, è un progetto che poco regge il confronto con quelli precedenti (mi riferisco soprattutto Just Enough Education to Perform e Scream Above the Sounds, secondo me i migliori). In un AFAS strapieno e dall’acustica discutibile, il che causa problemi soprattutto nella prima parte del concerto, ripercorriamo la carriera della band del Galles cominciata ormai quasi trent’anni fa, attraverso hit come Maybe Tomorrow, Have a Nice Day, Mr. Writer e ovviamente Dakota. Tutti bravissimi, ma il frontman Kelly Jones è una spanna sopra tutto e tutti – perfetto, forse troppo. Il tour degli Stereophonics continua nei prossimi mesi in UK, Irlanda e Paesi Bassi. Qui potete trovare le date.

7 Febbraio, Ziggo Dome (Amsterdam): Liam Gallagher, European Tour 2019/2020
Dopo l’uscita dell’ultimo album in studio Why me? Why not nel settembre del 2019, Liam comincia la promozione del disco con una tournée in Irlanda e Regno Unito, per poi approdare dall’altro lato della Manica. Sono stata alla tappa di Dublino a novembre 2019 e ho voluto replicare con Amsterdam, ma fino all’ultimo minuto nessuno sapeva se il concerto si sarebbe tenuto. Solo 48 ore prima, infatti, Liam aveva abbandonato il palco ad Amburgo perché aveva completamente perso la voce. Dopo la band supporto, i fedelissimi Twisted Wheel (qui potete ascoltare la loro Strife), Liam sale sul palco e apre con Rock’n’Roll Star. La voce va e viene – in 48 ore non possono succedere miracoli – ma non sembra essere un problema. E’ il pubblico ad aiutarlo a cantare e nonostante i problemi Liam riesce a regalarci una bellissima versione di Stand by Me, inserita in scaletta contro ogni pronostico. La scaletta è un compromesso tra molti brani degli Oasis e brani tratti dall’ultimo album (che nel Regno Unito ha debuttato al numero 1) come i singoli Shockwave, The River e la meravigliosa Once. Il tour di Liam Gallagher continua in tutta Europa, qui tutte le date in aggiornamento.

17 Febbraio, Tivoli Vredenburg (Utrecht): Kaiser Chiefs, Duck Tour 2020
La band indie rock di Leeds approda al Tivoli Vredenburg di Utrecht il giorno dopo aver registrato il tutto esaurito ad Amsterdam, per una tappa del tour che porta il nome del loro ultimo disco uscito la scorsa estate, Duck. Aprono i Port Noir, svedesi e incazzati, un mix di rock, hip-hop e r&b (not my cup of tea, ma se li volete ascoltare, questa è Flawless). La scenografia è pazzesca: in fondo a destra c’è il capanno che compare anche sulla copertina di Duck, la batteria e le tastiere sono caricate in cima a due gigantesche ruote di trattore, gli amplificatori risplendono e la scritta ‘Kaiser Chiefs’ campeggia in alto a sinistra, fatta di lampadine. Ricky Wilson sale sul palco vestito di bianco (cercherò di non parlare del suo fascino perchè potrei andare avanti per ore) e apre il concerto con People know how to love one another, la prima traccia di Duck. Non ci mettiamo molto a capire che il virus di Gallagher ha colpito anche Ricky perché la sua voce, come quella di Liam, va e viene. E’ lui stesso alla fine della prima canzone ad ammetterlo e aggiunge ‘Mi dispiace, stasera niente Kaiser Chiefs’. Fa per andarsene, poi cambia idea e torna davanti l’asta del microfono. ‘Il concerto ci sarà, ma dovete aiutarmi a cantare’. Vado contro la critica olandese, che li ha praticamente distrutti, e vi dico che sebbene tecnicamente non sia stato il loro migliore live, alla fine il carisma di Ricky (che riempiva le pause tra le canzoni con l’aerosol portatile), la bravura degli altri membri della band e i brani di Duck (un album davvero niente male) hanno compensato la voce assente del frontman. Entusiasmanti durante la performance della loro hit Ruby, perfetti in Record Collection – il singolo che ha anticipato l’uscita dell’album. Andrò sicuramente a rivederli, magari non nella stagione dell’influenza. Il tour riprende in tutta Europa da aprile, qui le date.

Ora tocca a voi. Che concerti avete visto questo mese?

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February’s gigs: Stereophonics, Liam Gallagher, Kaiser Chiefs

This month was short, intense and full of live music. Three great artists have showed up here in The Netherlands, three artists who have written some of the best pages of British rock music during the last twenty years. Could I miss them?

February 1st, AFAS Live (Amsterdam): Stereophonics, Kind Tour 2020
My tour de force started the first day of the month with Stereophonics and their gig in Amsterdam as part of the Kind Tour 2020. Kind is also the name of their last studio album, released on October 25th 2019 and anticipated in the summer by the singles Fly like an Eagle and Bust this town. The show started with a performance by Nadia Sheikh, who brought her pop voice and aggressive guitars. I had never heard of her but I quite appreciated her music (here you can listen to Flip the Coin). Even though the tour has been named after Stereophonics’ last album, the show has not been constructed around this record. The band only played a couple of songs from Kind – an album that, to be honest, cannot be compared to the previous ones. I am talking about albums like Just enough Education to Perform and Scream Above the Sounds, which are the best ones in my opinion. The venue was full and there were some technical issues which caused some problems particularly during the first part of the show. We relived the long career of the Welsh band, that started thirty years ago, through hits as Maybe Tomorrow, Have a Nice Day, Mr. Writer and of course Dakota. The band did great, but the frontman Kelly Jones is a cut above everything and everyone – he’s perfect, maybe too perfect. Stereophonics will go on with their tour in the UK, Ireland and The Netherlands. Here you can find the dates of the upcoming gigs.

February 7th, Ziggo Dome (Amsterdam): Liam Gallagher, European Tour 2019/2020
After the release of the last studio album Why me? Why not in September 2019, Liam Gallagher started promoting the record with a tour in Ireland and the UK and later moved to the other side of the English Channel. I have been to one of the Dublin gigs in November 2019 and I had a great time, so I decided to go also for the Amsterdam gig but until the very last moment no one knew if the gig was going to be on. Only 48 hours earlier, in fact, Liam had left the stage in Hamburg because his voice was completely gone. After the support band, the loyal Twisted Wheel (here you can listen to their Strife), Liam gets on stage and sings Rock’n’Roll Star. His voice comes and goes – miracles can’t happen in 48 hours – but it does not seem to be a problem. It’s the audience that helps him sing and despite the issue Liam delivers a marvelous version of Stand by Me, part of tonight’s setlist against all predictions. The setlist is a compromise between lots of songs by Oasis and songs from his last album (which debuted n.1 in the UK) such as the singles Shockwave, The River and the lovely Once. Liam Gallagher’s tour goes on in whole Europe, here you can find all the gigs.

February 17th, Tivoli Vredenburg (Utrecht): Kaiser Chiefs, Duck Tour 2020
The indie rock band from Leeds went to Tivoli Vredenburg in Utrecht the day after a sold out gig in Amsterdam, part of the tour which is named after the album they released last summer, Duck. The support band is called Port Noir, they’re swedish and seem pretty pissed off, with their mix of rock, hip-hop and r&b (not my cup of tea, but if you want to listen to them, here’s Flawless). The scenic design is awesome: on the back of the stage, on the right side, there is the same hut you can see on the cover of Duck, the drums and the keyboards have been put on a couple of giant tractor wheels, the amplifiers are all shiny and there’s ‘Kaiser Chiefs’ written with led lamps above, on the left side. Ricky Wilson jumps on stage dressed in white (I will try not to talk about how charming he is as I could go on for hours) and sings People know how to love one another, the first track from Duck. It doesn’t take long for us to realize that he must have caught the same virus Liam Gallagher caught, since his voice, just like Liam’s, comes and goes. It’s Ricky himself who admits it at the end of the first song as he announces: ‘I’m sorry, tonight no Kaiser Chiefs’. He heads to the back of the stage, then changes his mind and comes back to the microphone. ‘The gig is on, but you have to help me sing’. I will go against the Dutch critics, that completely destroyed Kaiser Chiefs, and I’ll tell you that even though this hasn’t been their best gig, there’s a couple of things that compensated for the voice problems: Ricky’s charisma (who spent the breaks between songs with his portable nebulizer), the talent of the other members of the band and the songs from Duck (a record which is absolutely not bad). They were amazing during the performance of their hit Ruby and they were absolutely perfect in Record Collection – the single that anticipated the release of Duck. I will definitely see them again in the future, maybe not in the flu season. Kaiser Chiefs will start touring again in Europe in april, here’s the dates.

Now it’s your turn. Have you been to cool concerts last month?

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Un treno per il 1963: recensione del concerto dei Bootleg Beatles

E’ tipico di Marika riuscire a provare nostalgia per epoche mai vissute. Quando nel 2018 sono stata a Liverpool e ho messo piede al Cavern Club, ho desiderato intensamente di essere una diciottenne del 1963 che ballava al ritmo del primo album dei Beatles (al punto di tatuarmelo sul braccio, ma questa è un’altra storia).

Un anno fa i Bootleg Beatles annunciavano uno show proprio nella città dove abitavo, e io pensai che fosse arrivato il mio momento. In mancanza di una macchina del tempo, vedere i Bootleg Beatles live è il modo più semplice per tornare agli swinging sixties. Ho acquistato il mio biglietto per lo show del 23 febbraio al Tivoli Vredenburg, a Utrecht, parte di un mini tour dei Paesi Bassi di 6 tappe partito a Groningen il 20 febbraio.

Dal loro esordio nel marzo del 1980, i Bootleg Beatles si sono esibiti più di 4000 volte, diventando una delle band tributo dei Fab 4 più importanti al mondo. Nella prima metà degli anni ‘80 completano un tour di ben 60 date nell’ex Unione Sovietica e nel 1984 vengono invitati negli Stati Uniti per celebrare il ventesimo anniversario dal tour  statunitense dei Beatles. A seguire un tour di 10 date nel Regno Unito nelle stesse venues in cui suonarono i Beatles durante il tour del 1965. L’ascesa continua negli anni novanta, quando vengono invitati dagli Oasis ad aprire alcuni dei loro concerti. Comincia per i Bootleg Beatles un periodo di collaborazioni con volti noti della musica inglese e internazionale (Rod Steward, David Bowie e Bon Jovi, solo per citarne qualcuno). I Bootleg Beatles vantano anche un’esibizione a Buckingham Palace in occasione del cinquantesimo anniversario dall’incoronazione della regina Elisabetta II, nel 2002.

La formazione odierna vede Tyson Kelly nei panni di John Lennon, Steve White in quelli di Paul McCartney, Stephen Hill in quelli di George Harrison e Gordon Elsmore in quelli di Ringo Starr.

Ma veniamo allo show, al concerto, al musical, al documentario (insomma, non ho ancora ben capito come chiamarlo). Le luci si spengono e ad aprire lo show sono le urla delle ragazzine degli anni sessanta in preda alla Beatlemania. Si accende lo schermo con un collage di immagini di puro delirio e nel caos si sentono le prime note di Please, please me. Sul palco appaiono 4 ragazzi in dolcevita nero, stivaletti laccati neri e pantaloni a sigaretta, incredibilmente somiglianti ai Beatles nei tratti e nelle movenze (tutti a parte Paul, tra i quattro il meno simile). E’ la parte dello show dedicata agli anni che vanno dal 1963 al 1965, “Beatlemania conquers the world” (e le canzoni di quel periodo, rimanga tra noi, sono il mio fetish). Le esecuzioni (perfette) di She loves you, I want to hold your hand e l’acustica Yesterday mi hanno fatta letteralmente impazzire. 

La seconda parte dello show, “The end of touring and becoming a studio band”, ripercorre gli anni 1965 e 1966. I Bootleg Beatles indossano giacche beige, le stesse dell’esibizione allo Shea Stadium del 15 Agosto 1965. Anche l’entusiasmo in sala deve essere lo stesso dell’agosto del 1965, mentre la band esegue impeccabilmente successi come Twist and Shout, Can’t buy me love e Day Tripper, prima di fermarsi per l’intervallo. E’ durante questa parte di show che mi accorgo della magia che sta accadendo. Nel pubblico ci sono principalmente settantenni, alcuni con le stampelle, altri con il deambulatore, altri sorretti dal braccio dei propri figli. Ma tutti, dal primo all’ultimo, si alzano in piedi per ballare, anche solo per una canzone. E’ una boccata di aria fresca vederli rivivere la propria giovinezza.

I Bootleg Beatles saltano la parte dello show dedicata alla loro “esplosione psichedelica”, parte normalmente inserita negli show. E’ un peccato, perchè avrei voluto vedere i costumi di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. Facciamo un salto temporale che ci porta negli anni che vanno dal 1968 al 1970, “The White Album, Abbey Road and the rooftop concert”. Stavolta i Bootleg Beatles sono vestiti esattamente come sulla copertina di Abbey Road. In questa sezione vengono proiettate le immagini di alcuni degli avvenimenti storici e politici più importanti della seconda metà degli anni sessanta, avvenimenti nei quali la musica dei Beatles si intromette e si intreccia, soprattutto in questa fase della loro carriera. Lo show diventa, a questo punto, anche un po’ un documentario. Il talento di Tyson, alias John, emerge prepotentemente in Come Together, mentre Stephen, alias George, è semplicemente meraviglioso nella mia canzone preferita, While my guitar gently weeps, e mi regala una di quelle esibizioni che non si tolgono più dal cuore.

Chiude lo show la splendida Hey Jude – e qui mi rendo conto che la magia non riguarda solo il pubblico di settantenni. Qualche sedia più in là c’è un bambino, con la mamma e il papà, avrà sette o otto anni. Canta Hey Jude con lo sguardo incantato, mi ricorda che esiste certa musica che fotte il piano temporale, le generazioni, i gusti, le mode, certa musica che smetterà di essere suonata, cantata, amata solo quando tutto questo scomparirà – e nemmeno allora sono certa che succederà. Esiste certa musica che in fondo è la cosa più vicina all’idea di eternità e la musica dei Beatles ne fa parte.

Vi consiglio di tenere d’occhio i Bootleg Beatles se come me avete nostalgia degli anni sessanta – che voi li abbiate vissuti o meno. Qui trovate le date del loro tour, in continuo aggiornamento.

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