Napoli Liberata

9 maggio. Un motivetto fischiettato si è legato inscindibilmente a questa data, ed in qualche modo l’ha resa simbolo di una celebrazione di Napoli, che in quelle poche note ha recuperato la dignità di essere. Per questo, oggi, abbiamo deciso di dedicare un articolo a Liberato, l’anonimo cantante in felpa scura che sta spopolando sul web da ormai tre anni.

Una rosa bianca su sfondo nero. Si firma così, e nessuno ne conosce il volto.

Liberato compare per la prima volta il 14 febbraio del 2017. Cattura l’attenzione di una fascia di ascoltatori, e nel corso di quello stesso anno, mentre i suoi pezzi a poco a poco acquistano una popolarità sempre maggiore, il volto di questo giovane cantante resta un mistero.

Speculazioni sulla sua identità non tardano ad ammassarsi, le correnti di pensiero si spaccano tra loro, alimentate dalla confusione e da abili giochi probabilmente ideati dal management dell’artista: sarà Calcutta? Livio Cori? Esiste davvero Liberato?

Passano i mesi, nessuno lo scopre. Iniziano le esibizioni dal vivo, e durante tutti i suoi concerti Liberato è accompagnato sempre da diversi sosia, che ne impediscono l’identificazione. Persino durante il suo spettacolare ingresso al primo concerto in assoluto, 9 maggio 2018 (e chi scrive, quel giorno, era presente), Liberato raggiunge il palco allestito a Napoli, sul Lungomare, tramite una barchetta, sulla quale però non viaggia da solo: insieme a lui, infatti, ci sono altri cinque “Liberato”, rigorosamente in felpa e a viso coperto.

In un’unica intervista, concessa a Rolling Stones tramite e-mail viene confermato il suo nome e la città natale, Napoli. Tutto qui. L’anonimato viene conservato con aura sacralità.

Ed anche noi di Smells Like Queen Spirit rispetteremo questa sacralità.

Oggi, infatti, non discuteremo del giallo che a tutti i costi mira a smascherare il volto nascosto sotto il cappuccio dell’ormai iconica felpa scura, no. Oggi parleremo del motivo per cui Liberato è essenziale per la rivalutazione di Napoli e della Campania, per la visione sia intrinseca che estrinseca di questa regione.

La storia di Napoli, di glorie storiche passate, di esoterismo e poesia, perde rovinosamente gli splendori antichi a partire dall”800. In seguito all’Unità d’Italia, quelle pagine di fasti si arricchiranno di rovinosi dissesti, organizzazioni e gestioni disastrose, così come un po’ dovunque in tutto il Sud del nostro Paese.

Nell’immaginario comune, Napoli è troppo spesso legata a preconcetti e pregiudizi. C’è crimine, immondizia, c’è paura, povertà. C’è sole, mare, pizza, cuore. Gente retrograda, pigra.

Macchiette che si appiccicano alla nostra provenienza, che delegittimano il diritto di essere individui con le proprie peculiarità.

Certo, purtroppo, queste considerazioni sono radicate un po’ dovunque, sia fuori dai confini campani che al proprio interno.  

Ma perché ne parliamo su un magazine musicale? In che modo Liberato e la sua musica elettronica indie-pop e catchy si legano a questo discorso?

Perché Liberato e la sua musica elettronica indie-pop e catchy hanno restituito a Napoli il rango di città reale. Come?

Testi che recuperano letterature passate e presenti, e che a tratti ricordano le ambientazioni all’interno delle Leggende Napoletane raccolte da Matilde Serao, che raccontano storie magistralmente portate alla vita dai video-clip eccezionali diretti da Francesco Lettieri.

Sullo sfondo di paesaggi magnifici, i personaggi di diversa astrazione sociale ritratti, ora con crudezza, di tanto in tanto volgarità, sopra ogni cosa ostentano una disarmante normalità.

In che modo? Non ritraendo altro che banale, banalissima vita quotidiana.

La vita di chiunque. Dell’uomo comune. Che non è speciale, non è unico, è uno fra tanti.

Ed essere uno fra tanti è un enorme lusso, e a Napoli, ai “personaggi di Napoli”, brutalmente depauperati dell’essere da sé, in funzione dell’essere-in relazione allo stereotipo, questo lusso non era concesso.

Ma Liberato ha cambiato questa condizione.

Perché in quei testi, in quei video-clip, finalmente Napoli smette di essere antologia di stereotipi e riacquista la dignità di una città vera, una città in cui si vive e si ama, si odia, si sbaglia. Scevra dai dettami di chi la vorrebbe una città di assoluta povertà o assoluti sorrisi, di crimini e scippi o sole e mare, questa Napoli fischia, si rivela, mentre il suo menestrello resta a volto coperto, suggellando un’alleanza mirata alla liberazione totale da quei clichés stucchevoli e melensi che ne vedrebbero solo lati positivi o al contrario negativi.

Il potere della musica si manifesta riverberando ed imponendosi anche sull’immaginario comune. È il miracolo dell’arte, e l’arte opera attraverso vie superiori.

Con la sua musica neppure troppo elaborata, non così complessa, non così aulica, Liberato ha liberato Napoli, e noi per questo lo ringraziamo. A volto scoperto.

A nome di tutti i figli di Partenope, quelli vicini e quelli lontani.

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